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"Imparare dagli errori: se gli occhiali non si usano o si usano male"

fonte www.puntosicuro.it / D.P.I.

30/06/2016 - Siamo arrivati alla seconda puntata che “ Imparare dagli errori”, la rubrica di PuntoSicuro destinata al racconto e all’analisi degli infortuni lavorativi, ha deciso di dedicare all’ uso errato o mancato uso di dispositivi di protezione individuale nei luoghi di lavoro.
In particolare facciamo riferimento alla prima delle tre categorie, di infortuni correlati ai DPI, presenti nelle  schede di INFOR.MO.:
- uso errato o mancato uso (ma disponibile) di DPI;
- inadeguatezza strutturale o deterioramento di DPI;
- DPI non fornito.
 
Nella prima puntata siamo partiti parlando dei  dispositivi per la protezione del viso e di protezione degli occhi e su questa tipologia di DPI ci soffermiamo anche oggi.
 
Chiaramente le dinamiche degli infortuni presentati sono tratte dalle schede di INFOR.MO., strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al  sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.

Il caso
Il primo caso riguarda un infortunio avvenuto presso una ditta che si occupa della lavorazione, confezionamento, pastorizzazione ed etichettatura di prodotti ittici.
Una lavoratrice, con la mansione di operaia generica, interviene in tutte le fasi del ciclo di lavorazione dal lavaggio dei contenitori alla conservazione e confezionamento manuale dei prodotti ittici.
Il giorno dell'infortunio, mentre carica il cestello di lavaggio della lavastoviglie industriale, accorgendosi che il detergente è finito, procede alla sostituzione dello stesso con un contenitore pieno.
Dopo aver indossato gli occhiali di protezione e svitato il tappo, poggia a terra frettolosamente il contenitore e viene colpita al volto da un getto di detergente che esce per il contraccolpo.
Durante questa manovra gli occhiali scivolavano sul naso lasciando scoperti gli occhi.
Da questo incidente la lavoratrice riporta una causticazione corneo-congiuntivale dell'occhio sinistro.
 
Questi i fattori causali identificati nella scheda:
- la lavoratrice “poggiava frettolosamente il contenitore del detergente privo di tappo”;
- “gli occhiali scivolavano in avanti”.
 
Il secondo caso riguarda un infortunio in alcune attività edili.
Un lavoratore nell'inchiodare una tavoletta di legno posta verticalmente ad un'altezza di circa 70-80 cm dal suolo, viene colpito all'occhio sinistro da un frammento metallico a causa di un chiodo con sbavatura. Il corpo estraneo metallico rimane nel bulbo oculare e crea una ferita all'occhio.
Il lavoratore non faceva uso di DPI per la protezione degli occhi ed era chinato col capo per vedere al meglio quanto stava facendo.
 
Questi i fattori causali dell’incidente rilevati dalla scheda:
- chiodo con sbavatura;
- il lavoratore “non faceva uso di dispositivo di protezione degli occhi”.
 
La prevenzione
Per offrire qualche spunto, qualche suggerimento, per la prevenzione, anche con specifico riferimento al pericolo degli schizzi dei liquidi, possiamo tornare a presentare le schede informative pubblicate dal Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza in Ambienti di Lavoro (SPISAL) dell’ Azienda ULSS 9 di Treviso dedicate alla protezione degli occhi.
 
Ricordiamo innanzitutto che per gli occhiali protettivi la norma di riferimento è la UNI EN 166, norma che specifica i requisiti funzionali dei vari tipi di protettori individuali dell'occhio e, come ricorda il sito dell’Ente italiano di Normazione ( UNI), la norma contiene anche considerazioni generali come: designazione, classificazione, requisiti di base applicabili a tutti i protettori dell'occhio, particolari vari e requisiti facoltativi, marcatura, informazioni per gli utilizzatori. E la conformità del DPI è attestata dal marchio CE accompagnato dal numero della norma.
 
L’uso di questa tipologia di occhiali di protezione potrebbe essere necessario per chi svolge un’attività che “comporta il rischio di lesioni alla mucosa congiuntivale o alla cornea in seguito a:
- schizzi di liquidi di agenti chimici o fluidi biologici;
- esposizione a polveri;
- esposizione a vapori o gas;
- proiezione di metalli fusi”.
E anche per questa tipologia di rischio spesso è “inevitabile ricorrere anche all’uso dei dispositivi individuali di protezione (DPI: occhiali, maschere).
 
Riportiamo cosa deve il datore di lavoro (o il dirigente):
- “valutare i rischi e individuare le misure di protezione più idonee. Se necessario proteggere anche la bocca o le vie aeree, agli occhiali deve essere abbinata una semimaschera o, in alternativa, si deve usare una maschera a pieno facciale che protegge contemporaneamente occhi e vie aeree. In alcuni casi è possibile usare uno schermo;
- stabilire procedure di lavoro che evitino la produzione di schizzi di liquidi, emissione di polveri, gas e proiezione di metalli fusi;
- se necessario usare anche i DPI, esporre la segnaletica che indica l’obbligo di utilizzare gli occhiali protettivi o la maschera in prossimità del posto di lavoro in cui è presente il rischio;
- fornire i DPI idonei ai lavoratori;
- informare, formare ed addestrare i lavoratori all’uso dei DPI;
- formare i preposti;
- vigilare sulla sicurezza delle attrezzature e sull’uso dei DPI da parte dei lavoratori”. 
 
Rimandando alle immagini esplicative e alle indicazioni nel dettaglio della scheda, riportiamo in conclusione i codici di marcatura per le varie tipologie di protezione:
- schizzi di liquidi (codice presente soltanto sulla montatura): codice 3
- particelle di polvere di grandi dimensioni (codice presente soltanto sulla montatura): codice 4;
- gas e particelle di polvere fini (codice presente soltanto sulla montatura):codice 5;
- protezione da arco elettrico dovuto a corto circuito: codice 8;
- proiezione di metalli fusi e penetrazione di solidi caldi: codice 9
 
Segnaliamo infine che nella prima puntata di “Imparare dagli errori” dedicata ai DPI abbiamo già presentato un’analoga scheda correlata al rischio delle schegge.
 
 
 
Sito web di INFOR.MO.: nell’articolo abbiamo presentato le schede numero 4348 e 3113 (archivio incidenti 2002/2010).
 
 
Tiziano Menduto

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