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"Il rischio di clima estremo in edilizia"

fonte www.puntosicuro.it / Valutazione dei Rischi

18/07/2016 - Proponiamo una relazione presentata durante il convegno Regionale RLS Toscana Firenze del 11 febbraio "Buon lavoro...! Buoni propositi, buone prassi e buoni risultati: la buona fortuna non c'entra".

Il colpo di calore- Calenzano 23 luglio 2015

L'infortunio mortale di un operaio edile, che si è verificato il 23 luglio 2015 a Calenzano in una giornata climaticamente avversa per presenza di elevata temperatura e umidità non può che ritenersi dovuto ad un colpo di calore.

Infatti gli accertamenti effettuati dal PISSLL FI-Nord , utilizzando dati di temperatura e umidità rilevati da due centraline dislocate nelle vicinanze del luogo dell'evento (centro comune di Calenzano) hanno permesso di stimare la giornata a “rischio possibile di colpo di calore”, in base al heat index proposto dall' INRS.

Il tipo di lavoro svolto dall'operaio era quello di tamponare con applicazione di pannelli un breve tratto di muro di cinta pericolante di una villa storica, lavoro eseguito sia a terra che su di un ponteggio allestito per accedere alla parte superiore dell'opera.

Quindi il lavoratore operava all'esterno in un ambiente aperto completamente esposto al sole.

Gli addetti all'esecuzione del lavoro erano 2 operai dipendenti, compreso l'operaio in questione, alle dipendenze di una ditta specializzata in restauri di edifici storici.

Il tempo previsto di svolgimento lavori era di una giornata lavorativa.

 

E' necessario a questo punto descrivere come si è svolta la giornata lavorativa:

Dopo una mattinata di lavoro l'operaio in questione aveva più volte lamentato malessere e dopo una pausa pranzo particolarmente “attiva”( oltre al pasto gli operai sono passati in sede per caricare sul furgone materiali necessari per il completamento del lavoro, viaggiando su un furgone privo di aria condizionata) il lavoro è ripreso nel primo pomeriggio.

Pausa pranzo molto discutibile perché di fatto non c'è stata PAUSA.

Alle 15 circa l'operaio ha accusato malessere, stato confusionale, disturbi gravi dell'equilibrio, grave stato agitatorio.

Chiamata l'ambulanza, che è arrivata in tempi rapidi, il lavoratore è stato portato al Ps di Careggi e successivamente ricoverato, con diagnosi di ingresso di “Iperpiressia grave in sospetto colpo di calore”, presso il reparto di rianimazione dove, in serata, è deceduto.

Come causa di morte è stata formulata la diagnosi di “Insufficienza multiorgano di natura da determinare” Sono state avviate le indagini dalla Procura della Repubblica di Prato che ha disposto l'autopsia, e non ci risulta la momento prodotta nessuna relazione da parte del medico legale incaricato che, sentito direttamente, è fortemente orientato a confermare l'ipotesi iniziale del colpo di calore.

Aspettiamo anche le indagini della magistratura che si pronuncerà in futuro.

Nel frattempo: è stato fatto tutto ciò che doveva essere fatto in termini di valutazione dei rischi, di assegnazione di un compito adeguato alle condizioni fisiche del lavoratore ai sensi dell'art 18., comma2 lettera c, di informazione e formazione, di corretta esecuzione della sorveglianza sanitaria?

Rispetto ai fatti sopra esposti si nota una carenza nella valutazione dei rischi nell'esecuzione dell'opera e conseguentemente nelle misure da adottare per eliminare o ridurre il fattore di rischio al minimo.

Questa è una carenza che purtroppo si trova molto spesso nei POS.

Le aziende spesso adottano misure in modo unilaterale decidendo senza confrontarsi con le rappresentanze dei lavoratori.

Un esempio di decisione unilaterale potrebbe essere quella della modifica dell'orario di lavoro, che sicuramente aiuta ma non risolve e in alcuni casi potrebbe essere addirittura più dannosa perché si arriva alle ore più calde stanchi!.

Per tornare all'evento certamente non era stata effettuata una congrua valutazione del rischio e quindi non si era provveduto di conseguenza per mitigare gli effetti delle avverse condizioni climatiche in quanto, nonostante fosse stato redatto il POS del cantiere rimane evidente che non prendeva in considerazione i rischi legati alle suddette condizioni, e quindi non erano state attuate le misure necessarie.

Le uniche misure adottate che sembrano piuttosto improvvisate sono state tipo: lavorate all'ombra (cosa per altro impossibile nel luogo di lavoro completamente esposto al sole) fate pause eccc.

Inoltre i lavoratori non avevano gli indumenti adeguati e per quello che riguarda l'approvvigionamento idrico gli stessi avevano provveduto in proprio portando con se alcune bottiglie d'acqua e utilizzando una cannella destinata all'irrigazione del giardino messa a disposizione da una vicina.

Per quanto riguarda l'assegnazione di un compito che tenesse conto delle capacità e delle condizioni di salute dei lavoratori c'è da dire che la sorveglianza sanitaria era regolarmente effettuata e che da essa non erano emersi motivi di non idoneità.

Mentre gli aspetti correlati all'informazione e alla formazione sono da valutare.

 

Cosa poteva esser fatto per evitare nel caso in questione l'infortunio mortale?

Sicuramente una valutazione appropriata con individuazione delle misure per far fronte all'emergenza caldo che, nella fattispecie, potevano consistere in per esempio:

-allestimento di un gazebo per creare una zona di ombra in cui osservare pause di riposo

-previsione e istituzione di pause nell'ambito della giornata di lavoro

-messa a disposizione di acqua e bevande fresche conservate in contenitori o apparecchi refrigeranti

-dotazione degli addetti di indumenti adeguati in cotone e cappello a tesa larga

-disposizione dell'effettuazione dei lavoro in orari adeguati alla situazione climatica, basandosi anche sulle previsioni meteo, fino all'interruzione o alla non effettuazione del lavoro utilizzando ala CIGO come previsto e suggerito da circolare INAIL

-informazione e formazione adeguata dei lavoratori sui rischi del lavoro in condizioni di caldo estremo

-osservanza da parte dei lavoratori di comportamenti adeguati in termini di stili di vita (alimentazione leggera ed evitare alcolici e fumo)

 

Cosa deve essere fatto in prospettiva?

Intanto un salto di qualità culturale.

Il caldo non può essere considerato solo un fattore favorente l’attività, ma va considerato anche come un elemento di rischio per la salute e sicurezza dei lavoratori che può dar luogo a danni gravi e gravissimi.

Inserire il colpo di calore come tema nella formazione obbligatoria che i lavoratori devono effettuare per sapere come comportarsi durante le lavorazioni che sono esposte a questo rischio.

Così come non possiamo pensare che sia il lavoratore che in base alla sua percezione decida quando fare una pausa e come comportarsi.

Spesso i lavoratori ci dicono che hanno la piena autorizzazione a fermarsi per riposare e comprare da bere ogni qualvolta lo ritengano opportuno.

Non può essere così!

Come RLST dell'edilizia della provincia di Firenze e i regionali coni rispettivi CPT stiamo elaborando insieme al PISSL un elenco di provvedimenti che poi presenteremo alle parti datoriali, agli ordini degli ingegneri, geometri architetti e a tutti coloro che fanno parte del settore e che svolgono attività di coordinamento o consulenza per la sicurezza.

In modo che tutto questo possa diventare un documento da inserire nei POS come procedure minime da rispettare per cercare di far diminuire o addirittura eliminare il rischio.

 

Un'altra misura su cui potremo confrontarci potrebbe essere quella di creare un collegamento tra il medico di famiglia e il medico competente per la salute dei lavoratori, conoscere dati anamnestici può essere utile.

Ancora, aprire un confronto con l'INPS che possa portare ad un documento dove ci siano scritti i requisiti per poter accedere alla CIGO in caso di temperature elevate, diffondendo questa pratica in modo capillare.

Oggi è possibile farlo ma non essendoci regole precise che stabiliscono criteri certi per le autorizzazioni le aziende sono disincentivate a farlo, anche per una cattiva informazione, infatti pare che le domande presentate nel 2015 sono ancora in attesa di essere accolte.

Le misure oggi previste per l'accesso alla CIGO (raccomandazione contenuta in circolare INPS applicabile quando la temperatura raggiunge i 35°) sono lasciate alla discrezionalità dell’ente del territorio.

Inoltre fermarsi alla sola temperatura non è corretto perché la percezione del corpo umano per quanto riguarda il caldo è soggettiva e fatta da un mix ovvero: la temperatura e l'umidità.

Dobbiamo in primis tener conto delle condizioni climatiche per come oggettivamente (effetto serra o no) si presentano oramai negli ultimi anni con ondate di calore estremo e quindi bisogna predisporre un Kit di misure adeguate prevedendo , per quanto possibile, le esacerbazioni del caldo.

 

Un clima così non è più un evento eccezionale!

Il rischio di clima estremo in edilizia, sovvertendo una consuetudine che tende a non considerarlo tale, va pertanto valutato, come per altro il TU 81 prevede come tutti gli elementi di rischio presente nelle attività lavorative e di conseguenza i DVR, PSC e POS devono prendere in considerazione il problema.

Una volta preso in considerazione il fatto che il caldo è un fattore di rischio, adottare le misure, che voglio ribadire, per ridurlo potrebbero essere quello di adottare mezzi come:

-indumenti adeguati, cappello a larga tesa

-postazioni all'ombra pause

-modifiche dell'orario di lavoro individuando orari correlati alle esigenze di sicurezza dei lavoratori compatibili anche con le esigenze aziendali, fino alla sospensione dell'attività o all'adozione della CIG

-formazione e informazione ai lavoratori.

Insomma le stesse misure elencate precedentemente per evitare l'infortunio mortale di cui abbiamo parlato.

 

Tutti i materiali presentati sono scaricabili qui


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