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"La Cassazione: "Morti bianche? L'azienda è sempre responsabile""

fonte La Stampa, A. Barbera / Sicurezza sul lavoro

08/05/2009 - «Omicidio colposo». Non è bastato il ricorso in Cassazione per sollevare il direttore della Valdata di Pavia dalla dura accusa nei confronti di un lavoratore morto cadendo dal capannone. Non è bastato aver tentato di dimostrare la sua imprudenza, né il fatto che, in quanto titolare di partita Iva, avrebbe dovuto pensare da sé alle misure di sicurezza necessarie ad evitare la disgrazia. Ieri la quarta sezione penale della Corte di Cassazione, con sentenza 18998, ha bocciato in via definitiva il ricorso, nel quale si stosteneva di dimostrare che il lavoro affidato all'operario non rientrava nelle sue mansioni. I giudici della quarta sezione bocciano senza mezzi termini gli argomenti: la responsabilità di «predisporre» le misure di sicurezza gravanosull'azienda a prescindere dalla mansione o dal tipo di contratto che lo legano al lavoratore. La cassazione ha ribadito un principio che, secondo l'opposizione, dimostrerebbe la necessità rimetter mano al testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro: misure di protezione «adeguate» devono essere garantite sempre, persino di fronte ad atteggiamenti «disubbidienti» dei lavoratori. Perché «la colpa altrui non cancella la propria». Motivazioni che potrebbero a questo punto pesare anche sull'esito di alcuni grandi processi in corso, da quelli contro la Eternit al caso Thyssen. Dice l'ex ministro Cesare Damiano: «La sentenza dimostra che il governo deve rimettere mano al decreto che modifica il testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, perché fra quelle pagine c'è un'ambiguità che potrebbe spostare la responsabilità di questo tipo di infortuni dal datore di lavoro al lavoratore. La sentenza chiarisce definitivamente che la responsabilità è sempre dell'impresa».

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