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"Piano Casa frenato da vincoli e oneri di urbanizzazione"

fonte agi / Edilizia

19/03/2010 - Mentre si attende la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della norma siciliana, che potrebbe spiegare i suoi effetti da luglio, il Governo ha impugnato il testo della Calabria, accusato di violare il principio di leale collaborazione tra Stato e Regione rinviando l’attuazione a un regolamento da approvare in un periodo successivo. Fatto che non rende operativa la norma principale. Da un bilancio generale emerge una situazione differenziata, resa ancora più eterogenea dalle delibere comunali, che in molti casi hanno limitato la portata delle misure anticrisi. In Toscana, prima regione ad essersi dotata del Piano Casa, sono state presentate circa duecento Dia e quindici domande di demolizione e ricostruzione, ma di fatto gli interventi sono bloccati dagli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria. Molte pratiche non sono infatti state ritirate per evitare di sostenere questa voce di costo. La Regione sta puntando molto su economia verde e sistemi compatibili con l’ambiente. Per l’edilizia sociale sono infatti incentivate le costruzioni in legno, mentre si pensa alla diffusione del tetto ventilato, facile da inserire nel contesto architettonico e capace di raggiungere standard elevati di efficienza energetica grazie a camere d’aria, schermi e membrane traspiranti. Anche in Lombardiagli effetti della legge regionale tardano a farsi sentire, complici le restrizioni messe a punto dai Comuni e l’aggiornamento dei piani di governo del territorio, che stanno rallentando l’applicazione delle misure. In provincia di Venezia sono soprattutto i proprietari delle villette a cogliere le opportunità del Piano Casa. I numeri rimangono comunque inferiori alle aspettative. Tra gli interventi più richiesti c’è la chiusura dei porticati, sono invece basse le domande di sopraelevazione, mentre in alcuni casi si assiste a forme di accordo tra vicini di casa per la realizzazione degli ampliamenti. Il principale motivo di freno risiede nell’impossibilità di derogare alle distanze tra edifici, un divieto che rende difficile l’applicazione nei centri cittadini.

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