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"L'insicurezza costa più del 3% del pil"

fonte Italia Oggi , Daniele Cirioli / Sicurezza sul lavoro

28/04/2010 - L'insicurezza, costa pi del 3% del pil in Duaua Cmiou Linsicurezza sul lavoro costa pi del 3% del pil. Nel 2007, in particolare, gli oneri sono stati pari a quasi 48 miliardi di euro e nel 2012 dovrebbero salire a oltre 51 miliardi di euro; Lo dice l'Inail, che ha stimato il costo econonnco e sociale dei darmi da lavoro. Quanto costano i danni da lavoro. La stima punta a fornire unà valutazione di quanto la collettività spenda per far fronte agli infortuni sul lavoro e alle malattie professionali. I conteggi dell'Inail dicono che il costo ha pesato per il 3,13% del pil nel 2007 e che scenderà al 3,06% del pii nei 2012. Si tratta di una stima dell'insieme degli oneri connessi ai danni da lavoro tra cui la copertura assicurativa (il premio pagato all'Inail), l'investimento in misure di prevenzione e i costi indiretti che pesato sulla vittima dell'infortunio o della malattia professionale (riduzione della capacità lavorativa, per esempio). Nel 2007 il totale è stato stimato iii 47.988 miliardi di euro complessivi: 10.846 miliardi per l'assicurazione, 15.881 miliardi per le misure di prevenzione e 21.261 per i danni conseguenti. Nel 2012 è previsto un incremento degli oneri fino a 51.499 miliardi di euro: 10.752 miliardi per l'assicurazione, 20.359 miliardi per le mis re di prevenzione e 20.388 per i danni conseguenti. La giornata mondiale della sicurezza sul lavoro. Le stime dell'Inail arrivano in concomitanza con la giornata mondiale della sicurezza che si celebra oggi, a tema «Rischi emergenti e nuove forme di pretenzione in un mondo del lavoro che cambia». L'appuntamento fa parte della strategia globale sulla salute e sicurezza sul lavoro voluta e sostenuta dall'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo). Il tema pone al centro dell'attenzione ranalisi dei nuovi ed emergenti rischi nel mondo del lavoro che possono essere originati dalle innovazioni tecniche o da carabiamenti sociali e aziendali. Per esempio l'Ilo indica nuove tecnologie e processi di produzione (nanotecnologie, biotecnologie); nuove condizioni di lavoro (carichi di lavoro elevati; pi lavoro a causa di riduzione del personale; cattive condizioni associate alla migrazione in cerca di lavoro) nuove forme di impiego (libera professione, esternalizzazione, contratti a termine). Tutti rischi che possono essere influenzati anche dalla mutata percezione dell'importanza di certi fattori di rischio, quali per esempio gli effetti dei fattori psicosociali sullo stress da lavoro. Conto alla rovèscia per lo stress da lavoro. Proprio lo stress lavoro-correlato è una delle novità previste dalla recente normativa italiana (il T.u. approvato dal digs n. 81/2008 e modificato con il dlgs n. (106/2009), ma ancora in itinere. Infatti, il T.u. ha introdotto in via normativa il rischio stress incorporandolo all'interno del processo della valutazione dei rischi. Si tratta di un rischio in costante aumento e che oggi causa tra il 50 e il 60% delle giornate lavorative perse. Il T.u. esplicita il riferimento ai principi dell'accordo europeo 8 ottobre 2004, stabilendo che la valutazione deve avvenire nel rispetto delle indicazioni che saranno elaborate dall'apposita Commissione consultiva permanente. A oggi, tuttavia, ancora mancano le indicazioni, alla cui data di elaborazione è legata quella dell'entrata in vigore del nuovo obbligo. In ogni caso, anche in assenza di queste indicazioni, l'adeguamento delle imprese al nuovo obbligo è fissato a partire dal prossimo 1° agosto.

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