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"Caso ThyssenKrupp, il giudice è ok"

fonte Italia Oggi, Roberto Miliacca / Sicurezza sul lavoro

14/05/2010 - Ok,il giudice è giusto. Il processo ThyssenKrupp, in corso a Torino, andrà avanti con il Gip che lo aveva preso in carico nel 2008, cioè il presidente aggiunto Francesco Gianfrotta, Niente da fare, invece, per Edmondo Pio, il giudice che si era rivolta al Consiglio superiore della magistratura, per denunciare " l'esproprio" perpetrato ai suoi danni proprio da Gianfrotta, che, in deroga alla cosiddetta «assegnazione tabellare» dei processi, si era preso sulle proprie spalle il maxi processo Thyssen. Con tutti gli oneri e gli onori, anche in termini di notorietà mediatica, della cosa. Mercoledi la settima commissione dell'organo di autogoverno della magistratura presieduta da Cosimo Ferri, quella per l'organizzazione degli uffici giudiziari, ha affrontato il dossier del processo torinese, dirimendo il conflitto tra i due magistrati che andava avanti dal maggio del 2008, cioè pochi mesi prima che iniziasse il processo per il rogo avvenuto il 6 dicembre del 2007 nell'acciaieria ThyssenKrupp di Torino, nel quale morirono 7 operai. Il gip Pio aveva impugnato la decisione del suo superiore Francesco Gianfrotta, di avocare a sè il processo, in quanto, a suo parere, le motivazioni addotte da questo non sarebbero state vere, visto che, secondo la direttive sull'assegnazione tabellare dei processi, avrebbe dovuto essere lui «il giudice naturale precostituito per legge». Di diverso avviso invece, Gianfrotta che, nella veste di presidente aggiunto della sezione Gip del tribunale di Torino, e quindi di responsabile organizzativo del lavoro dei suoi giudici, aveva sostenuto che bisognasse derogare all'assegnazione tabellare a Pio, vista la complessità del processo. La deroga, spiegava il magistrato, era legata «in particolare con la serissima difficoltà per il giudice assegnatario di definire celermente il processo tenuto conte delle caratteristiche dello stesso, del rilevante carico di lavoro gravanto sul dott.Pio (comune a tutti i giudici della sezione in ragione di pregresse scoperture d'organico), dell'esigenza di non rallentare i tempi di definizione del ruolo ordinario assegnato al predetto giudice». Insomma, Pio avrebbe avuto troppo lavoro arretrato da dover smaltire e quindi non avrebbe potuto sostenere il peso di un nuovo processo, per di pi mani, come quello sul quale aveva raccolto prove e documentazione il pubblico ministero Raffaele Guariniello. Una motivazione che, peraltro, a vedere le carte, non fa una piega, visto che il processo ThyssenKrupp è ormai diventato famoso per il fatto che, dopo aver sentito decine di testi, per la prima volta un pubblico ministero ha contestate all'amministratore delegato di un'azienda addirittura il reato di omicidio volontario, in quanto vi era «la concreta possibilità del verificarsi di infortuni anche mortali sulla linea cinque di Torino». L'organo di autogovemo presieduto da Nicola Mancino, a distanza di quasi due anni dalla domanda del gip Pio, ha fatto chiarezza sulla vicenda. E, dopo aver sentito il Consiglio giudiziario di Torino, ha preso la sua decisione: Gianfrotta resta titolare dal processo. Anche perchè «non ha un molo pendente», e quindi ha molte pi tempo per seguire il procedimento. E per evitare polemiche il Csm ha deciso di glissare su un altro punto che Pio contestava al presidente dell'ufficio Gip, e cioè che l'avocazione del processo fosse stata fatta da Gianfrotta per potrer avere spazio sui media. Sul punto il Csm è stato tagliente: «l'ampia motivazione del provvedimento di deroga si fonda sulla prospettiva di miglior efficienza del risultato di giustizia dell'Ufficio giudicante di Torino e sull'analisi principalmente del carico di lavoro assai meno gravato del presidente assegnatario in relazione alla complessità del processo e al tempi rapidi da perseguire, non avendo pregio motivazionale altri elementi (la lamentata sovraesposizione del giudice assegnatario), pur segnalati dal dott. Pio, sui quali pertanto non ci si sofferma».

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