13/01/2011 - La Corte di Cassazione penale con sentenza n. 234/2010 chiarisce sulla responsabilità delle società per i reati che attengono alla raccolta e smaltimento dei rifiuti che siano loro affidate dagli enti pubblici territoriali. Secondo la Corte, si applica la responsabilità amministrativa da reato degli enti (D.Lgs. n. 231/2001) anche a persone giuridiche (come le S.p.A.) che eseguono servizi pubblici tipici di un ente territoriale. Il caso trattato dalla Corte riguardava una società di capitali che svolgeva il servizio di gestione dei rifiuti per alcuni Comuni siciliani che l’avevano costituita ad hoc. A carico dell’azienda era stato contestato il reato di false comunicazioni sociali, formazione fittizia del capitale, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e malversazione a danno dello Stato, sostenendo la responsabilità amministrativa dell’ente, ai sensi degli artt. 24 e 25-ter, D.Lgs. n. 231/2001. Un tribunale della libertà aveva respinto la richiesta del P.M. diretta ad applicare misure cautelari interdittive dell’attività dell’azienda, ritenendola esclusa dall’applicazione del decreto 231. La Corte, decidendo in merito, ricorda che il giudizio non riguarda, nello specifico, la natura pubblicistica o meno dell’ente, ma solo le modalità di svolgimento delle funzioni che, se improntate a criteri di economicità, fanno scattare l’applicazione della disciplina del decreto 231. L’esonero dall’applicazione della disciplina del decreto 231, riguarda invece enti non solo pubblici che svolgano funzioni non economiche, istituzionalmente rilevanti, sotto il profilo dell’assetto costituzionale dello Stato/Amministrazione. Ciò non poteva dirsi della società coinvolta nel giudizio che svolgeva in forma preminente, se non esclusiva, attività d’impresa, ponendo in essere un servizio pubblico impostato su criteri di economicità per consentire la totale copertura dei costi della gestione integrata ed integrale del ciclo dei rifiuti.

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