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"Barletta, la strage delle donne"

fonte La Gazzetta del Mezzogiorno di Bari / Sicurezza sul lavoro

04/10/2011 - L’ultimo applauso è stato quello sette ore dopo il crollo. Quando i soccorritori hanno estratto viva Mariella Fasanella, 37 anni, l’operaia del maglificio travolto dalle macerie, che era riuscita a trovare riparo in un cunicolo. Poi, solo silenzio. Carico di attesa, di speranza, di morte. È stata Mariella a parlare con i vigili del fuoco grazie al telefono cellulare. Ed è stata sempre lei a confermare che c’erano altre tre donne sotto le macerie. Ascoltava i gemiti. Il suo recupero ha rappresentato una iniezione di adrenalina per le squadre di soccorso. Che hanno continuato a scavare tra mille cautele in via Roma. Un’attività sospesa ogni tanto per consentire al cane, specializzato nella ricerca di persone, di individuare le donne disperse.

Tre le hanno tirate estratte a poca distanza l’una dall’al - tra. Prima, Antonella Zazza e Giovanna Sardaro. Quindi, è stata la volta di Matilde Doronzo. Inutili i tentativi di rianimarle con i defibrillatori, alla luce delle fotoelettriche. L’ultima operaia è stata Tina Ceci, individuata dopo mezzanotte.

I cadaveri sono stati portati all’istituto di medicina legale del Policlinico di Bari. Lì dove c’era già il corpicino di Maria Cinquepalmi, 14 anni, la figlia dei titolari del maglificio. Era uscita un’ora prima dalla scuola: mancava u n’insegnante. E voleva salutare i genitori. Ma papà e mamma si erano allontanati per alcune commissioni. Loro si sono salvati. Maria, no, travolta dal crollo del palazzo di tre piani venuto giù come nei film. E quando la nuvola di polvere bianca si è diradata, è rimasta in piedi solo una parete sbrecciata con due crocifissi e l’immagine della Madonna dello Sterpeto. Poi, una montagna di macerie che l’esercito di volontari senza nome, accorso a dar man forte ai soccorritori, ha spostato a mani nude per ore, sotto il sole cocente. A centinaia hanno lavorato senza sosta. Sono arrivati poliziotti, carabinieri, finanzieri. E i militari dell’82° reggimento fanteria “Torino”, i reduci dell’Afghanistan, che con l’elmetto in testa hanno partecipato alla catena umana improvvisata per passare di mano in mano i secchi straboccanti di calcinacci, da scaricare nei cassoni dei camion.

Il bilancio di questa tragedia, per alcuni versi annunciata, è di cinque morti e sei feriti. I soccorritori non hanno mai smesso di scavare. Un lavoro meticoloso, lento. Uno strazio insopportabile per chi ha atteso per ore, inutilmente, le buone notizie. Non poteva essere diversamente, purtroppo. Il rischio di crolli e di smottamenti rischiava di mettere in pericolo dispersi e soccorritori. Barletta ha trattenuto il fiato, con le centinaia di curiosi che hanno seguito le operazioni di recupero iniziate con un altro applauso. Prima della Fasanella, infatti, era stata salvata Emmanuela Antonucci, 31 anni, incinta al quinto mese. Ora è fuori pericolo. Un miracolo della Madonna dello Sterpeto.

Con lei, in ospedale, Valerio Ruggero, Nicola Bizzoca, Emanuella Stella e Antonia Vitr ani. Tragedia annunciata. Tragedia di donne, le operaie che lavorano nel maglificio. La storia di via Roma è una di quelle infinite. Dura da decenni. Lo dicono in tanti, per strada. Parole colme di rabbia. Perché il palazzo maledetto, costruito negli anni sessanta, faceva paura. I tufi sono porosi, assorbono l’acqua e si gonfiano quando non si fa la manutenzione. Inevitabili, allora, le crepe, i piccoli smottamenti, i cedimenti, gli scricchiolii. E inevitabili le richieste di sopralluoghi e accertamenti da parte dei tecnici competenti. Una procedura eseguita, nei giorni scorsi, anche dai proprietari. Il palazzo vicino era stato transennato, “ingabbiato” con delle catene di ferro, ed ha resistito al crollo. Il secondo edificio si è sbriciolato in attesa della messa in sicurezza prevista proprio ieri. C'è chi racconta di aver visto al lavoro, in mattinata, prima della tragedia, una ruspa.

È possibile - dicono numerosi residenti della zona - che a favorire il crollo possa essere stato un intervento di scavo compiuto al di sotto del piano stradale, al centro fra la palazzina messa in sicurezza e quella crollata. Esisteva infatti il rudere di una vecchia struttura, in parte demolita un anno fa e proprio venerdì erano riprese le operazioni per distruggere definitivamente l’e d i f i c i o, con l'abbattimento tra l’altro di una parete confinante con uno dei muri della palazzina crollata. La Procura di Trani, intanto, ha già avviato un'inchiesta, al momento senza indagati. Le ipotesi di reato sono omicidio e disastroso colposo. Tanti gli spunti da approfondire. tante le domande in attesa di una risposta. A cominciare dalla collocazione del maglificio sotto il palazzo maledetto.

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