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"Efficienza energetica degli edifici: richiamo UE per Italia"

fonte UNI- www.uni.com / Risparmio energetico

18/11/2011 - Nelle scorse settimane la Commissione europea ha inviato un parere motivato all’Italia a causa della non integrale osservanza delle disposizioni europee in materia di efficienza energetica degli edifici (Direttiva 2002/91/CE e successivi aggiornamenti).
Il tema dell'efficienza energetica è particolarmente sentito in ambito comunitario, dove gli edifici (stimati in circa 160 milioni) consumano ben il 40% dell'energia globale e producono il 36% delle emissioni di CO2. Sono numeri che da soli testimoniano la dimensione del fenomeno, il suo impatto effettivo e potenziale sull’ambiente e sui consumi, nonché l’espansione generale del settore costruzioni che, nonostante il periodo di crisi, non conosce sensibili contrazioni.
La legislazione europea in tema di rendimento e prestazioni energetiche nel campo dell’edilizia ha recentemente fatto registrare un’importante novità, con la pubblicazione della Direttiva 2010/31/UE ("Prestazione energetica nell’edilizia: la nuova direttiva 2010/31/UE", 2/8/2011) che, a partire dal 1 febbraio 2012, sostituirà la già citata Direttiva 2002/91/CE.
Tuttavia la legislazione nazionale sembra non soddisfare appieno i requisiti previsti a livello europeo.
La non conformità riguarda il tema dei certificati energetici e quello delle ispezioni degli impianti di climatizzazione estiva.
La Direttiva europea individua il certificato energetico come uno strumento di informazione estremamente importante che consente ai cittadini europei di essere maggiormente consapevoli dei consumi energetici delle proprie abitazioni e di ottenere consigli e suggerimenti in merito a possibili interventi per ridurre nella maniera più conveniente i costi di riscaldamento e raffrescamento.
La Direttiva prescrive che il certificato energetico sia rilasciato per tutti gli edifici, sia nuovi che esistenti, da esperti qualificati e indipendenti.
La legislazione italiana (Decreto 26 giugno 2009 “Linee guida nazionali per la certificazione energetica”) consente invece l'autocertificazione dell'immobile da parte del proprietario, il quale può dichiarare sotto la propria responsabilità che l'edificio appartiene alla classe energetica meno efficiente (classe G) e che pertanto i costi per la gestione energetica sono molto elevati.
In questo modo, considerando che gran parte del costruito ricade di fatto nella classe G, l'obbligo di redigere il certificato energetico può essere sostanzialmente ignorato.
Nei casi di locazione la legge italiana (Dlgs 3 marzo 2011 n. 28) prescrive che: "Nei contratti di compravendita o di locazione di edifici o di singole unità immobiliari è inserita apposita clausola con la quale l'acquirente o il conduttore danno atto di aver ricevuto le informazioni e la documentazione in ordine alla certificazione energetica degli edifici".
Nel caso di locazione, però, tale disposizione si applica esclusivamente agli edifici e alle unità immobiliari già precedentemente dotate di attestato di certificazione.
Pertanto la maggior parte delle locazioni avvengono senza che sia necessario redigere un certificato energetico.
Infine i motivi dell’infrazione segnalata dalla Commissione riguardano l'inadeguatezza delle norme nazionali atte a garantire i controlli regolari degli impianti di condizionamento dell’aria: un passaggio obbligato per assicurare un rendimento ottimale di questi impianti.
La Direttiva europea prevede infatti che gli impianti di condizionamento con potenza nominale utile superiore a 12 kW vengano periodicamente ispezionati.
A livello nazionale invece, dove la prassi delle ispezioni degli impianti di riscaldamento costituisce una realtà consolidata da ormai diversi anni, manca ancora un dispositivo legislativo in tal senso relativo agli impianti di condizionamento.In questi anni la diffusione degli impianti di climatizzazione estiva è aumentata e i relativi consumi energetici sono cresciuti in modo esponenziale fino a raggiungere e, in alcune zone climatiche, superare quelli per il riscaldamento invernale.
L'Italia è dunque chiamata ad adottare le opportune misure, per evitare il deferimento alla Corte di Giustizia europea.
In tal senso il Ministero dello Sviluppo Economico sta predisponendo un apposito decreto sulla manutenzione e ispezione degli impianti termici, che potrà essere pubblicato a breve, inteso a rivedere le attuali prescrizioni per gli impianti di climatizzazione invernale e ad adottare un'analoga impostazione per quelli dedicati alla climatizzazione estiva.

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