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"Strage all'Umbria Olii Sette anni e mezzo per l'imprenditore"

fonte L'Unità / Sicurezza sul lavoro

14/12/2011 -

Non Maurizio Manili e i suoi operai Tullio Mottini, Giuseppe Coletti e Vladimir Todhe che quel 25 novembre del 2006 rimasero uccisi nel rogo che avvolse lo stabilimento di Campello sul Clitunno mentre stavano montando una passerella di camminamento in cima ad un silos.

Non Klaudio Demiri, unico superstite della strage, sulle cui spalle qualche perizia di dubbia scientificità ha cercato di scaricare la colpa della scintilla che ha fatto esplodere l'esano sprigionato nei silos dai solventi usati per l'olio di sansa grezzo.

La colpa, tutta la colpa, è di Giorgio Del Papa, ai tempi proprietario e amministratore delegato della Umbria Olii. Fu lui a non avvertire i lavoratori della ditta appaltatrice del rischio che correvano usando una saldatrice per il fissaggio della passerella.

Lui a non far nulla per evitare che l'esano saturasse i grandi contenitori trasformandoli in una bomba pronta ad esplodere. È quanto ha stabilito ieri il tribunale di Spoleto giudicando Del Papa colpevole di omicidio colposo plurimo, omissione dolosa dei mezzi di prevenzione e violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro: che tradotto significa una condanna a sette anni e sei mesi di reclusione più l'interdizione dai pubblici uffici.

Qualcosa in meno dei dodici anni chiesti dal procuratore capo di Spoleto Gianfranco Riggio il 18 ottobre scorso al termine della requisitoria del pm Federica Albano. «Sono felice - singhiozzava dopo la lettura della sentenza Lorena Coletti, sorella di Giuseppe - In quest'aula mio fratello è stato ucciso molte volte. Finalmente è stata detta una parola di verità, ma è stata una guerra arrivarci».

Una guerra durata cinque anni e vissuta sulle iniziative legali della difesa di Giorgio Del Papa che ha tentato in tutti i modi di impedire lo svolgimento del processo. Perché, aveva detto nelle prime battute dell'inchiesta, «vogliono fare di me il capro espiatorio del problema della sicurezza sui luoghi di lavoro».

Una strategia difensiva caratterizzata dai continui tentativi di rimessione e ricusazione e dagli esposti querela presentati nei confronti di quasi tutti coloro si sono avvicinati al'inchiesta: dai periti della procura al comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Perugia, dal comandante dei carabinieri di Campello sul Clitunno all'allora presidente della Regione Umbria Maria Rita Lorenzetti. Nulla in confronto all'assurdità della richiesta di risarcimento danni da 35 milioni di euro avanzata nei confronti dei parenti delle vittime e dell'unico sopravvissuto. «Inammissibile anche sotto il profilo umano - aveva commentato il procuratore Riggio - sarebbe come se un automobilista, dopo aver investito e ucciso un passante, chiedesse subito alla famiglia delle vittima i danni per riparare l'auto».

Anche per questo, spiegava ieri in tribunale Mario Bravi, segretario umbro della Cgil, «avevamo chiesto alla Confindustria di espellere Del Papa. Purtroppo la richiesta è rimasta inascoltata».

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