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"Movimentare i carichi: prevenzione e organizzazione di lavoro"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
12/09/2012 - Prevenire l’insorgenza di
disturbi
muscoloscheletrici o comunque ridurre i rischi del sovraccarico degli arti
nelle attività di
movimentazione manuale
dei carichi, è possibile.
Questo
è in sintesi il messaggio che si può raccogliere dalla pubblicazione Inail “ I
disturbi muscoloscheletrici lavorativi. La causa, l’insorgenza, la prevenzione,
la tutela assicurativa”, che PuntoSicuro ha presentato in questi mesi con
specifico riferimento alle alterazioni
a carico
della colonna vertebrale
e alle posture
adeguate durante le attività lavorative.
Il
documento si sofferma sulla
prevenzione,
una prevenzione che deve prevedere l’eliminazione delle cause meccaniche che
determinano i disturbi
muscoloscheletrici (DMS) attraverso la meccanizzazione/automazione dei
processi. E, se l’eliminazione delle cause meccaniche non fosse fattibile,
“l’utilizzo di opportuni
ausili
meccanici, l’applicazione dei principi ergonomici alle postazioni e alle
procedure di lavoro, un’appropriata organizzazione del lavoro (pause,
turnazioni, ecc.), opportune modifiche delle strutture e delle attrezzature”.
Senza
dimenticare che il datore di lavoro deve fornire ai propri lavoratori
“un’appropriata informazione e una specifica formazione sui rischi presenti
nell’attività lavorativa”, anche per favorire un loro ruolo attivo
nell’adozione di comportamenti sicuri nelle attività lavorative.
Alcuni
suggerimenti per la prevenzione
tratti dal documento:
-
“per il
trasporto in piano fare uso
di specifici carrelli” (nel documento – che vi invitiamo a visionare – sono
presenti il carico massimo di diverse attrezzature d’ausilio nella
movimentazione);
-
“
stoccare adeguatamente i prodotti
finiti è fondamentale per evitare rischi non solo ai lavoratori addetti, ma
anche agli utilizzatori successivi;
-
il modo più corretto di movimentare
merci è quello di aggregarle in un unico volume (
pallet), poggiato su un bancale standard, e utilizzare per il
trasporto in magazzino e lo stoccaggio un carrello elettrico (transpallet);
-
il ricorso al
carrello elettrico,
che è sempre da preferire al carrello normale in caso di merci molto pesanti e
ingombranti, consente ai lavoratori di mantenere le merci ad un’altezza tale da
non dover curvare la schiena nelle fasi di assemblaggio/disassemblaggio del
pallet;
-
se si devono utilizzare
scatoloni-cassoni
di grosse dimensioni, è necessario che: siano dotati di una ribaltina, se
profondi più di 50 cm.; siano dotati di due ribaltine, se profondi 80-100 cm
(in questo caso, se il carico è poco stabile, è utile aggiungere una parete
divisoria); durante il riempimento siano posti su un supporto regolabile in
altezza”;
-
quando devono essere riempiti cassoni di grosse dimensioni con carichi di peso
superiore ai 15-20 kg, “è necessario utilizzare un braccio meccanico perché la
forma del cassone costringe comunque il lavoratore ad assumere posizioni a
rischio;
-
per evitare il
trasporto su scale, è
bene usare elevatori (piattaforme, carrelli
elevatori, montacarichi). Solo in casi eccezionali è possibile ricorrere a
carrelli capaci di percorrere le scale, specificamente progettati per il tipo
di carico da trasportare”.
Il
documento affronta poi l’
organizzazione
del lavoro di movimentazione manuale dei carichi e le indicazioni delle
norme tecniche relative ai limiti dei pesi movimentabili.
L’Allegato
XXXIII (Movimentazione manuale dei carichi) del Decreto legislativo 81/2008 cita come
riferimenti per la valutazione del rischio e l’individuazione delle misure di
prevenzione le
norme tecniche della
serie ISO 11228 (parti 1-2-3).
In
particolare la
norma UNI ISO 11228-1
consente di calcolare “un indice di rischio che tiene conto delle condizioni
reali, considerando tutti i fattori eventualmente presenti in una determinata
attività lavorativa, e di ricavare il peso massimo movimentabile”. E suggerisce
“di utilizzare, come pesi massimi in condizioni ideali,
25 kg per i maschi e 15 Kg per le femmine, se si vuol salvaguardare
la salute del 90% della popolazione adulta sana”.
Tuttavia
non è sufficiente fare riferimento ai valori indicati, ma è necessario comunque
“calcolare il valore di peso massimo movimentabile nelle
effettive condizioni lavorative, tenendo conto di una serie di
parametri quali ad es. la postura assunta, la frequenza e la durata del
sollevamento. Infatti, tali fattori potrebbero risultare critici e abbassare il
valore del peso massimo movimentabile in condizioni ideali”.
Inoltre
per le lavoratrici durante il
periodo di
gravidanza e per i successivi 7 mesi, “la legislazione italiana prevede che
esse non possano essere adibite al trasporto e al sollevamento di pesi. Durante
tale periodo le lavoratrici devono essere impiegate in altre mansioni”.
Il
documento riporta poi alcune regole per
organizzare
il lavoro in modo adeguato:
-
“evitare di concentrare in brevi periodi tutte le attività di
movimentazione: ciò può portare a ritmi troppo elevati o all’esecuzione di
movimenti bruschi;
-
diluire i periodi di lavoro con movimentazione manuale durante la giornata
alternandoli, possibilmente almeno ogni ora, con altri lavori leggeri: ciò
consente di ridurre la frequenza di sollevamento e di usufruire di periodi di
‘recupero’”.
Infine
- come riportato dall’Inail e più volte sottolineato negli articoli di
PuntoSicuro - ricordiamo che la prevenzione passa anche attraverso l’adozione
per ciascun lavoratore di “comportamenti e stili
di vita più salutari in particolare svolgendo attività fisica (esercizi di
rilassamento, stiramento e rinforzo muscolare)”.
Inail,
“ I
disturbi muscoloscheletrici lavorativi. La causa, l’insorgenza, la prevenzione,
la tutela assicurativa”, pubblicazione realizzata con la collaborazione
della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, dell’ISFOL, del
Ministero del Lavoro, del Ministero della Salute e delle organizzazioni
sindacali e datoriali, edizione 2012 (formato PDF, 3.10 MB).
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