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"Ilva: no al dissequestro del materiale lavorato"

fonte www.insic.it / Ambiente

04/02/2013 - Oggi, lunedì 4 febbraio rientreranno in attività due piccoli impianti dell’area a freddo dell'Ilva: il Sidercomit, che effettua lavorazioni collaterali per il Pla, produzione lamiere, e del "Rigenerato", che realizza fasce in polietilene per i tubi fabbricati dal tubificio Erw. Lo ha annunciato venerdì scorso l’azienda stessa.

Nel frattempo le operazioni per la bonifica del sito continuano: il 31 gennaio, il prefetto di Taranto, Claudio Sammartino, ha proposto al commissario per le bonifiche, Alfio Pini la stipula di un protocollo d'intesa a salvaguardia della legalità degli appalti da realizzare nell'ambito delle iniziative di risanamento ambientale dell'Ilva
Per la bonifica, la legge prevede per ora 119 milioni di euro così suddivisi: 21 per la bonifica e messa in sicurezza permanente dei sedimi contaminati da Pcb nel Mar Piccolo, 50 per la messa in sicurezza e bonifica della falda superficiale del sito di interesse nazionale di Taranto, 8 per le aree dei Tamburi e 40 per le aree Pip di Statte. 

Sempre venerdì scorso il Governo si è riunito a Palazzo Chigi, coi rappresentanti dell’azienda e coi rappresentanti dei ministeri dello Sviluppo economico, del Lavoro e dell'Ambiente, per discutere sulla situazione finanziaria dell'azienda, la prosecuzione degli impegni previsti dall'Autorizzazione integrata ambientale, la corresponsione degli stipendi di febbraio e il ricorso alla cassa integrazione.

La Procura ed il Gip di Taranto hanno respinto le istanze di dissequestro dei beni sottoposti a vincolo coils e lamiere bloccati dal 26 novembre, in attesa del pronunciamento della Consulta: secondo il Gip non esisterebbe una norma dell'ordinamento giuridico che preveda la possibilità di una restituzione di beni sottoposti a sequestro preventivo, per giunta in favore di soggetti indagati proprio per i reati di cui i beni sottoposti a vincolo.
 Inoltre, sempre secondo il Gip, la figura del Garante, introdotta dalla legge Salva Ilva “non consente di ritenere in alcun modo modificato nè il quadro degli elementi che integrano le condizioni di applicabilità del sequestro preventivo, nè la disciplina della misura cautelare reale".

L’Ilva chiedeva di poter vendere i materiali e con il ricavato pagare gli stipendi, ma la Procura ha stabilito che occorre attendere due riscontri tecnici: il primo è relativo al valore effettivo delle merci, in quanto ritiene che non possa essere quello dichiarato dall'azienda, il secondo invece riguarda la loro deteriorabilità essendo le stesse merci anche stoccate all'aperto.

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