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"Reconnet: una sinergia per la gestione e la bonifica dei siti contaminati"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza
30/07/2013 - Creata tre anni fa grazie a un accordo di collaborazione tra il
dipartimento di ingegneria civile dell’Università di Roma Tor Vergata,
in qualità di soggetto promotore, e alcune università, agenzie
ambientali e istituti di ricerca, tra cui il dipartimento installazioni
di produzione e insediamenti antropici (Dipia) dell’Inail, Reconnet,
rete italiana sulla gestione e la bonifica dei siti contaminati,
oggi conta una quarantina di membri e punta a promuovere i contatti e
gli scambi di informazioni per individuare soluzioni alle principali
criticità di carattere tecnico e normativo.
Una linea di ricerca per l'analisi del rischio. Le
attività che il Dipia dell’Inail svolge all’interno della rete sono
strettamente correlate alla linea di ricerca “Procedura di analisi di
rischio finalizzata alla salvaguardia della salute umana (lavoratori e
residenti) applicata ai suoli contaminati da specie chimiche inquinanti a
seguito di attività antropiche”. Come sottolineato da Simona Berardi,
ricercatrice e responsabile Inail per Reconnet, “l'analisi di rischio
sanitario, effettuata ai sensi del decreto legislativo 152 del 2006 e
delle successive modifiche, permette di effettuare una stima
quantitativa del rischio per la salute umana connesso alla presenza di
inquinanti nelle diverse matrici ambientali e rappresenta, quindi, uno
strumento di supporto per la gestione dei siti contaminati e
per la definizione degli interventi finalizzati alla riduzione del
rischio a livelli ritenuti accettabili. L’obiettivo della nostra linea
di ricerca e dell’attività che svolgiamo nell’ambito del network è
quello di fornire gli strumenti per una corretta e agevole applicazione
della procedura e per risolvere i problemi ad essa connessi”.
Risk-net, il software per l’applicazione della procedura. Lo scorso anno Reconnet ha sviluppato il software Risk-net, predisposto dall’Università Tor Vergata di Roma. “Si tratta del primo programma gratuito – spiega Berardi, che ha coordinato il gruppo di lavoro responsabile della validazione del software – in grado di applicare la procedura di analisi di rischio in completo accordo con quanto contenuto nel manuale dell’Apat, l’Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici, sui criteri metodologici per l’applicazione dell’analisi di rischio ai siti contaminati, che è il documento di riferimento nazionale per la sua applicazione”.
Risk-net, il software per l’applicazione della procedura. Lo scorso anno Reconnet ha sviluppato il software Risk-net, predisposto dall’Università Tor Vergata di Roma. “Si tratta del primo programma gratuito – spiega Berardi, che ha coordinato il gruppo di lavoro responsabile della validazione del software – in grado di applicare la procedura di analisi di rischio in completo accordo con quanto contenuto nel manuale dell’Apat, l’Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici, sui criteri metodologici per l’applicazione dell’analisi di rischio ai siti contaminati, che è il documento di riferimento nazionale per la sua applicazione”.
Il
pericolo dell’esposizione ad agenti chimici e biologici. “Le attività di
bonifica dei siti contaminati – aggiunge la ricercatrice – presentano molte
similitudini con le attività lavorative di tipo civile ed edilizio. Si tratta,
infatti, di una particolare tipologia di lavori civili o di ingegneria che sono
eseguiti in cantieri temporanei o mobili e che, dal punto di vista della salute
e sicurezza dei lavoratori, sono assoggettati al titolo IV del Testo unico del
2008 e alle integrazioni successive. Un’analisi approfondita di queste attività
evidenzia, però, la presenza di rischi specifici di settore, attualmente poco
standardizzati, come quelli che derivano dall’ esposizione ad
agenti chimici
pericolosi o ad agenti biologici”.
I
“Pops” minaccia senza confini. Particolare attenzione in questo ambito
suscitano i Pops, acronimo di “Persistent organic pollutants”, ovvero sostanze
chimiche inquinanti individuate a livello internazionale che sono persistenti,
particolarmente nocive per la salute umana e per l'ambiente e dotate di alcune
proprietà tossiche che, a differenza di altri inquinanti, resistono alla
degradazione. “I Pops – precisa Elisabetta Bemporad, tecnologa del Dipia e
responsabile del gruppo di lavoro di Reconnet che si occupa di queste sostanze
– provocano un inquinamento che oltrepassa le frontiere, rendendo perciò
indispensabile un intervento a livello internazionale. Si tratta, per esempio,
di pesticidi organoclorurati come il Ddt, di prodotti chimici industriali e
sottoprodotti non intenzionali come le diossine e gli idrocarburi policiclici
aromatici”.
Valori
soglia per gli inquinanti di nuova generazione. Diversi Pop di
recente introduzione nelle normative internazionali che regolano la materia,
sottolinea Bemporad, “non sono inclusi nell’elenco delle specie chimiche
contaminanti e dunque per essi non è al momento disponibile un valore soglia di
contaminazione nel suolo e nelle acque sotterranee. Con il gruppo di lavoro
creato nell’ambito di Reconnet ci stiamo occupando proprio della definizione di
valori di soglia per il comparto ambientale suolo, per siti ad uso sia
industriale/commerciale (lavoratori), sia residenziale (popolazione) e del
confronto con le soglie definite da altri Paesi”.
Le discariche
e la normativa di riferimento. L’Inail, che a inizio luglio ha ospitato
nella sua sede centrale di Roma un workshop durante il quale è stato tracciato
il bilancio del primo triennio di attività di Reconnet, partecipa anche al
gruppo di lavoro che si occupa dell’interazione tra la gestione delle
discariche e la normativa che regola le bonifiche. Il documento, in corso di
elaborazione, “definisce i criteri per determinare una situazione di
inquinamento dovuta ad una discarica di rifiuti e per collegare l’inquinamento
alla discarica stessa – sottolinea Elisabetta Bemporad – consentendo, ove
possibile, di gestire il problema con gli strumenti disponibili nell’ambito
normativo del settore, regolato dal decreto legislativo 36 del 2003”. In questo
modo, aggiunge la tecnologa del Dipia Inail, “si cerca di contenere l’eventuale
aumento di esposizione dei lavoratori che operano nella discarica e della
popolazione esterna. Un intervento che può consentire anche di evitare
l’attivazione di onerose procedure di messa in sicurezza o bonifica”.
Vai al sito Reconnet.
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