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"I quesiti sul decreto 81: il piano annuale della formazione"
fonte www.puntosicuro.it / Formazione ed informazione
17/01/2014 -
Pubblichiamo una risposta dell’avvocato
Rolando Dubini ad un quesito sul decreto legislativo 81/2008 che riguarda in
particolare il ruolo del Servizio di Prevenzione e Protezione e l’importanza
della progettazione in ambito formativo. Una risposta che permette a
PuntoSicuro di presentare una guida alla progettazione formativa.
Il quesito
Tra i compiti
del SPP (come riportati all’articolo 33 del D.Lgs. 81/2008, ndr) si legge
che il Servizio di Prevenzione e Protezione provvede:
d) a proporre i programmi di informazione e formazione dei lavoratori.
In che modo consiglia di dare evidenza di questa attività? Può essere
utilizzato lo strumento della riunione periodica (dato che alla lettera
d) dell’articolo 35 viene indicato che
il DL sottopone ai partecipanti l’esame dei programmi di informazione e
formazione dei dirigenti, dei preposti e dei lavoratori ai fini della sicurezza
e della protezione della loro salute)?
La risposta dell’avv. Dubini
Il
Piano annuale di formazione deve essere formalizzato e far parte
integrante del Documento di Valutazione dei
Rischi: art. 28, comma 2, lettera a, del D.Lgs. n. 81/2008 che definisce il
documento di valutazione dei rischi come “
strumento
operativo di pianificazione degli interventi aziendali e di prevenzione”.
La formazione è una fondamentale
misura di prevenzione, prevista dall'art. 37 del D.Lgs. n. 81/2008, e come tale
va pianificata, con periodicità almeno annuale, in quanto pure correlata alla riunione
periodica di prevenzione.
La
Riunione Periodica è il momento durante il quale il piano formativo
viene analizzato, discusso e approvato, ma non può essere “costruito” durante
tale riunione, però dovrebbe essere predisposto come parte integrante del DVR,
aggiornato annualmente, ed in base ad un metodo. Quale ad esempio il metodo
riportato nel documento “
Guida alla
progettazione formativa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.
Il documento
Il documento “
Guida alla progettazione formativa sulla
salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”, a cura di Inail e Fondo Banche
Assicurazioni ( FBA), indica che la formazione sulla sicurezza come
"processo educativo", “implicitamente comporta un approccio che deve
tenere conto di alcuni
elementi
imprescindibili nella progettazione formativa:
- la visione di ‘processo’,
mediante l'adozione di un modello progettuale basato sui processi tipici che
caratterizzano il ciclo di produzione della formazione;
- trattandosi di formazione
rivolta agli adulti già avviati o da avviare ad una attività lavorativa
l'approccio metodologico più corretto deve essere di tipo ‘andragogico’, un
approccio cioè che focalizza l'attenzione sui processi di apprendimento tipici
degli adulti e sulle dinamiche socio-affettive che solitamente si accompagnano
in tali processi;
- la formazione sulla sicurezza
si inquadra a pieno titolo nell'ambito della formazione continua nell'arco della
vita lavorativa come definita in ambito
comunitario e di conseguenza ogni percorso formativo non può essere
concepito come azione una tantum ma inquadrato in un processo generale
evolutivo di educazione permanente basata sul miglioramento e l'aggiornamento
continuo”.
Il documento si sofferma ad
esempio sulla necessaria
analisi di
contesto e del
fabbisogno formativo.
In particolare i risultati dell'analisi del fabbisogno formativo sono riportati
in una relazione o
rapporto che
contiene:
- “le finalità e le esigenze che
determinano l' azione
formativa;
- il profilo dei soggetti
destinatari dell'azione formativa, in termini di professionalità ruoli,
competenze, responsabilità;
- le specifiche competenze che
caratterizzano il profilo;
- le competenze disponibili e i
requisiti di ingresso;
- il contesto organizzativo e le
specifiche aree di attività in cui viene indirizzato il percorso formativo;
- gli obiettivi generali del
percorso formativo”.
Inoltre una volta “definito il
quadro del fabbisogno formativo, i profili delle figure professionali ed
individuati i macro-obiettivi, il successivo processo è costituito dalla vera e
propria ‘
progettazione’ che traduce
il bisogno formativo in una coerente e pertinente risposta formativa”.
Operativamente la progettazione formativa si sviluppa in
due fasi: la
macroprogettazione
e la
microprogettazione.
Scopo della
macroprogettazione (progettazione di massima) è “quello di definire
il quadro generale del percorso
formativo che si intende realizzare.
Nella fase di macroprogettazione
vengono definiti:
- l'obiettivo del corso di
formazione;
- i risultati attesi;
- la strategia formativa;
- la struttura generale, la
sequenza degli argomenti ( struttura in moduli ed unità didattiche) e la loro
correlazione logica, i tempi e l'articolazione oraria”.
Mentre successivamente con la
microprogettazione (progettazione di
dettaglio) vengono definiti con dettaglio “per ciascun modulo o unità
didattica:
- gli obiettivi specifici;
- i risultati attesi;
- gli argomenti da trattare e i
contenuti;
- la metodologia didattica;
- lo sviluppo crono pedagogico;
- la durata;
- gli strumenti didattici di
supporto;
- il materiale didattico;
- le modalità di verifica dell’apprendimento”.
Per concludere ci soffermiamo
brevemente sulle
metodologie didattiche.
La scelta della “metodologia
didattica più idonea a raggiungere gli obiettivi e i risultati attesi è un
punto cruciale di questa fase della progettazione formativa”
In particolare la “lezione”
frontale è lo “strumento privilegiato quando la finalità prevalente del momento
formativo è il semplice trasferimento di concetti ed informazioni a
partecipanti sprovvisti di elementi conoscitivi rispetto all’argomento
trattato”.
Tra le metodologie didattiche
attive “che possono rispondere più efficacemente alle esigenze formative in
campo prevenzionale possiamo annoverare:
- i lavori di gruppo;
- i casi di studio;
- le simulazioni;
- i role-playing”.
Inail e Fondo Banche Assicurazioni
(FBA), “ Guida alla progettazione formativa sulla salute e sicurezza nei
luoghi di lavoro” (formato PDF, 818 kB).
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