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"Stress: il ruolo dello psicologo del lavoro nel processo di valutazione"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
16/01/2015 - È sufficiente dare uno sguardo ai dati relativi all’incidenza e alla diffusione dello stress da lavoro nel
nostro continente per comprendere come la portata negativa del fenomeno
sia particolarmente gravosa. Un recente sondaggio d’opinione paneuropeo
condotto dall’Agenzia Europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro
ha rivelato che
il 51% dei lavoratori europei ritiene lo stress lavoro-correlato un problema comune nel proprio luogo di lavoro e
che all’incirca quattro lavoratori su dieci pensano che lo stress non
sia adeguatamente gestito nel loro luogo di lavoro. Dai dati emerge
inoltre che il 66% dei lavoratori attribuisce lo stress alle “ore
lavorate o al carico di lavoro”. Gli studi suggeriscono infine che
il 50-60% di tutte le giornate lavorative perse è dovuto allo stress lavoro-correlato e ai rischi psicosociali e
come nell’arco di nove anni, quasi il 28% dei lavoratori europei siano
esposti a tale tipologia di rischio in grado di compromettere il
benessere mentale. Infine nelle organizzazioni molto piccole, con un
organico non superiore alle nove unità, il 45% dei lavoratori considera
lo stress lavoro-correlato un problema comune, e nelle organizzazioni di
maggiore dimensione questa percentuale sale al 54-58%. Sono dati e
percentuali, quindi, che sottolineano la gravità del fenomeno e che
impongono un’attenzione marcata e crescente a tutti gli aspetti ad esso
connessi.
Nel corso degli ultimi anni, di conseguenza, è cresciuta la
consapevolezza di come lo stress
lavoro-correlato determini un impatto enorme sia sulla salute psicofisica
degli individui che sull’efficacia ed efficienza produttiva. Partendo
dall’assunto che le persone che lavorano in azienda costituiscono la risorsa
essenziale e imprescindibile per la qualità ed il successo dell’azienda stessa,
diventa fondamentale che le organizzazioni si impegnino con forza per
assicurare le migliori condizioni di lavoro possibili, prevenendo quindi le
diverse forme dello stress lavorativo e i suoi differenti esiti.
In quest’ottica, il
processo
di valutazione di tutti i rischi psicosociali, ed in particolare quello
inerente allo stress lavoro-correlato, si inserisce nell’ambito della salute e
sicurezza sui luoghi di lavoro con l’obiettivo di sensibilizzare il Datore di
Lavoro, il Management Aziendale e il Servizio di Prevenzione e Protezione verso
un più ampio orizzonte di pericoli per il benessere personale e organizzativo.
Una valutazione del rischio
stress lavoro-correlato,
di conseguenza, dovrebbe rappresentare una grande opportunità di crescita e di
sviluppo aziendale, opportunità finalizzata all’incremento del benessere
organizzativo e quindi, in maniera correlata, al miglioramento delle
performance aziendali. Per cogliere questa opportunità occorre però gestire il
processo di valutazione e i suoi esiti/effetti (azioni preventive e/o di
miglioramento) in modo competente tramite l’ausilio di metodologie ad hoc e
ancor di più di figure professionali specificamente formate e addestrate
all’utilizzo dei diversi strumenti di indagine, di carattere oggettivo e
soggettivo. Come sottolineato in un precedente
articolo, poi, considerato che le professionalità in gioco sono
verosimilmente diverse, è altrettanto fondamentale che il “
gruppo di valutazione” interagisca e si integri nel migliore dei modi
con l’obiettivo di raggiungere un risultato efficace in riferimento al processo
stesso di valutazione.
La scelta di eventuali consulenti esterni che vadano ad
integrare l'attività del SPP aziendale è sempre demandata al Datore di Lavoro
ma, nel “mare magnum” delle professionalità che si cimentano (e, a volte, si
improvvisano) nella valutazione dello stress lavoro-correlato, è importante
porre in evidenza le principali motivazioni per le quali un
coinvolgimento dello Psicologo del Lavoro
potrebbe rappresentare un “valore aggiunto” per un’efficace realizzazione di
tali attività, sia nella fase di valutazione preliminare, sia, soprattutto,
nell’eventuale fase di approfondimento.
La domanda è quindi la seguente:
perché lo Psicologo del Lavoro?
In primis perché lo stress
lavoro-correlato si configura come un rischio particolare rispetto alle
altre tipologie conosciute e rilevate, un rischio nel quale è intrinseca una
forte componente soggettiva. Se per categorie quali, per esempio, il rischio
chimico o il rischio biologico è possibile individuare una soglia di
pericolosità, risulta difficile (se non impossibile), nonostante gli strumenti
a disposizione, fare altrettanto per lo stress lavorativo, in prima battuta
perché quest’ultimo dipende fortemente dalla percezione della singola persona;
in seconda battuta perché i fattori di rischio psicosociale dipendono sia da
aspetti di carattere strutturale/ organizzativo, sia da una componente
relazionale legata al contesto. Una lettura “psicologica” di tali fattori, fornita
da un esterno all’organizzazione, potrebbe aiutare i rappresentanti aziendali
nell’impostare nel modo corretto il percorso di valutazione, a non interpretare
rigidamente i dati raccolti e a dare supporto per eventuali interventi
correttivi/migliorativi.
Come evidenziato poi dal Consiglio Nazionale dell’Ordine
degli Psicologi, le competenze dello Psicologo del Lavoro dovrebbero risultare,
in linea generale, coerenti e funzionali con gran parte dei compiti previsti
dal D.Lgs. 81/08, sia per ciò che concerne l’individuazione e la valutazione
dei rischi psicosociali legati allo stress, sia per le attività di prevenzione
degli esiti di strain, quali ad esempio la formazione del personale,
l’informazione e le comunicazioni riguardanti la salute e i rischi lavorativi e
la consulenza alla gestione del sistema organizzativo.
Altrettanto importante, lo Psicologo dovrebbe disporre poi
delle competenze necessarie al coinvolgimento e all’attivazione dei membri
dell'organizzazione, lavoratori compresi, attivando così un
cambiamento di mentalità dall’interno,
nell’ottica che coloro che vivono quotidianamente la realtà aziendale possano
fornire un contributo determinante alla prevenzione dei rischi di natura
psicosociale.
In definitiva, per lo svolgimento delle
attività di identificazione e valutazione dei fattori stressanti
sul posto di lavoro risultano necessarie conoscenze teoriche e competenze
appropriate che contraddistinguono la formazione e l’attività professionale di
uno Psicologo preparato negli ambiti del lavoro, delle organizzazioni e delle
risorse umane. È auspicabile quindi che questa figura professionale diventi un
punto di riferimento nel “team” di valutazione, contribuendo a rendere la
valutazione un’effettiva occasione per l’organizzazione di ripensare ai propri
processi, alle proprie dinamiche interne e mettere in atto dei processi di
reale miglioramento e sviluppo.
Massimo Servadio
Psicologo del Lavoro e delle Organizzazioni
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