News
"Procedura di sicurezza per la rimozione dei materiali friabili"
fonte www.puntosicuro.it / Amianto
10/03/2015 -
La rimozione dei materiali
friabili costituisce una potenziale fonte di inquinamento ambientale e un
rischio notevole per gli addetti ai lavori i quali devono contenere al massimo
la dispersione di fibre che per inalazione possono causare gravi danni
all'apparato respiratorio.
L'amianto friabile attualmente
collocato in edifici ed impianti rappresenta un rischio per la salute pubblica,
in quanto comporta il pericolo di dispersione di fibre d'amianto nell'ambiente
di vita e di lavoro. La liberazione delle fibre contenute nei materiali
con amianto dipende dallo stato di conservazione che può peggiorare in
funzione di:
-deterioramento;
-manutenzione insufficiente;
-danneggiamento volontario od
involontario
Le tecniche usuali per la
bonifica da amianto friabile sono:
1.
confinamento, quando si
sigilla tutto l'ambiente in cui è contenuto l'amianto onde evitare dispersione
di fibre.
2.
rimozione è il metodo di
gran lunga più diffuso perché elimina all'origine il problema. E' in genere un
intervento tecnicamente complesso che comporta un elevato inquinamento. Una
particolare tecnica di confinamento, durante i lavori di rimozione, è l' utilizzazione
dei glovebag (letteralmente "sacco con i guanti"), sacco in
polietilene con maniche guantate che viene usato in particolari applicazioni
come nel caso di tubazioni da bonificare. L'amianto rimosso rappresenta un
rifiuto pericoloso che deve essere correttamente smaltito. Inoltre,
generalmente, occorre applicare un nuovo materiale in sostituzione
dell'amianto. I costi dello smaltimento del rifiuto e dell'applicazione del
nuovo materiale coibente vanno aggiunti a quelli dell'intervento di rimozione.
3.
incapsulamento riduce il
rilascio di fibre, ma non aumenta la resistenza del materiale agli urti e
quindi non elimina il pericolo di danneggiamento per vandalismo o per
manutenzione, inoltre aumenta il peso specifico del materiale di amianto. Per
questi motivi presenta numerose controindicazioni.
Quando l'intervento di bonifica
prevede l'attività su un'area estesa di amianto friabile è conveniente creare
delle zone più piccole che rispettino i seguenti criteri:
-Facile confinamento
-Ridotta estensione per poter
diminuire i tempi di rimozione
-Assenza di pareti troppo
spigolose per garantire un flusso d'aria più uniforme
-Cubatura contenuta per
permettere un'adeguata estrazione dell'aria
-Agevole collegamento con le
unità di decontaminazione.
Nel caso in cui ci fosse il
normale svolgimento delle attività, nella zona attinente a quella di bonifica è
buona norma quella di creare una zona neutra non accessibile a estranei, tra
l'area di bonifica e le altre aree.
Prima di intervenire sui
materiali contenenti amianto occorre liberare le aree di tutti gli arredi e le
attrezzature mobili, disattivare l'impianto elettrico e escludere localmente il
sistema di ventilazione sigillando anche le bocchette dell'aria. Il pavimento e
le pareti devono essere rivestiti con teli di polietilene: quello del pavimento
deve risalire sulle pareti per almeno 50 cm.
Inoltre i materiali contenenti
amianto vanno raccolti in doppi contenitori ed imballati separatamente i
materiali taglienti. L'uso del doppio contenitore è molto importante perché,
mentre il primo contiene materiale rimosso all'interno del cantiere, il secondo
non deve mai essere portato all'interno dell'area di lavoro (così da non
consentire alle fibre di amianto attaccate all'esterno del primo contenitore di
disperdersi nell'ambiente).
Tutti i contenitori di rifiuti
devono essere muniti dell'etichetta specifica.
Al termine dei lavori di bonifica
di amianto friabile, la ASL dovrà, a spese di chi commissiona i lavori,
valutare la restituibilità dell'area (valutare cioè se la zona è stata
bonificata correttamente e non presenta amianto nell'aria).
Le procedure da seguire per la
certificazione di restituibilità sono:
-ispezione visiva al fine di
accertare l'assenza di residui
di amianto nell'area bonificata;
-campionamento dell'aria al fine
di accertare l'assenza di fibre di amianto aerodisperse.
Un intervento di bonifica, ove
correttamente eseguito, identifica 3 fasi di valutazione delle fibre di
amianto:
-Prima dell'intervento, per
valutare lo stato dei materiali (se vi è rilascio di fibre di amianto
nell'ambiente);
-Durante l'intervento, per
salvaguardare la sicurezza dei lavoratori e dell'ambiente circostante da fibre
di amianto aerodisperse in misura eccessiva;
-Dopo, al fine di valutare la
restituibilità del sito bonificato.
Misure di sicurezza da rispettare
durante gli interventi di bonifica dell'amianto friabile
Le fasi principali e le modalità
di un corretto intervento di decontaminazione consistono in:
1) verifica dei requisiti della
ditta appaltatrice dei lavori
2) accertamento dell'idoneità
psico-fisica dei lavoratori
3) formazione del personale
4) scelta dei sistemi di
protezione:
-in generale
-per condizioni speciali e di
emergenza
5) preparazione e collaudo
dell'area di lavoro o di cantiere in cui avviene l'intervento
6) controlli in fase di attuazione
delle operazioni prestabilite
7) interventi di completamento in
sostituzione di quanto rimosso o a copertura di quanto incapsulato
8) confinamento del materiale
rimosso o utilizzato inquinato, che deve essere adeguatamente imballato e allontanato
9) smaltimento del materiale
inquinato
10) decontaminazione del cantiere
durante e alla fine dei lavori di bonifica
11) controllo finale del lavoro
effettuato con la verifica della concentrazione atmosferica di fibre
Bisogna inoltre valutare la
necessità di:
1) realizzare un'area di
decontaminazione dei lavoratori addetti alla bonifica;
2) proteggere le zone esterne
all'area di lavoro;
3) monitorare l'ambiente
predisponendo due soglie di allarme in caso di aumento di fibre aerodisperse
all'esterno del cantiere.
Il cantiere di bonifica consiste
nel confinamento dell'ambiente da bonificare tramite polietilene di adeguato
spessore fissato alle pareti esistenti o creandone di prefabbricate. In questo
caso si ottiene un confinamento detto “statico” in cui il cantiere viene
completamente separato dall'esterno. A questo si aggiunge quello “dinamico”,
tramite aspiratori, che potenzia l'efficienza del primo.
Il sistema di estrazione deve
garantire un gradiente di pressione tale che, attraverso i percorsi di accesso
al cantiere e le inevitabili imperfezioni delle barriere di confinamento, si
verifichi un flusso d'aria dall'esterno verso l'interno del cantiere in modo da
evitare qualsiasi fuoriuscita di fibre. Nello stesso tempo questo sistema
garantisce il rinnovamento dell'aria e riduce la concentrazione delle fibre di
amianto aerodisperse all'interno dell'area di lavoro.
Il sistema di depressione
rappresenta un fattore critico, dal quale può dipendere il successo di un
intervento di bonifica. Questa depressione può essere monitorata tramite
misuratori appositi che possono essere collegati ad allarmi luminosi e/o sonori
per segnalare il caso di perdite di pressione e quindi di pericolo, nel
cantiere.
Per realizzare un'efficace
depressione, sono raccomandati, come minimo, 4 ricambi d'aria per ora. La
portata totale può essere assicurata tramite uno o più estrattori. L'uso di
molteplici unità di aspirazione consente di mantenere l'estrazione dell'aria in
caso di avaria di un'unità o durante il cambio dei filtri.
Ad estrattori accesi si deve
osservare un leggero rigonfiamento dei teli verso l'interno. In ogni caso
bisogna evitare che, per una depressione eccessiva, si verifichi il distacco
dei teli di polietilene dal pavimento o dalle pareti.
A tal fine può risultare
necessario garantire anche un'immissione di aria all'interno del cantiere. Di
regola l'immissione deve essere di tipo passivo per evitare che il sistema
possa scompensarsi, mandando il cantiere in pressione positiva.
Gli estrattori devono essere
posizionati in modo che l'aria pulita entri principalmente tramite l'unità di
decontaminazione e attraversi il più possibile l'area di lavoro. Devono,
pertanto, essere collocati alla massima distanza dall'impianto di decontaminazione
e dalle altre eventuali aperture per l'ingresso dell'aria. Devono essere posti
in basso, preferibilmente sul pavimento.
L'aria aspirata deve essere
espulsa all'esterno dell'area di lavoro, quando possibile fuori dell'edificio.
Non deve essere mai immessa in aree dello stabile occupate da personale.
L'uscita del sistema di
aspirazione deve attraversare le barriere di confinamento; l'integrità delle
barriere deve essere mantenuta sigillando i teli di polietilene con nastro
adesivo intorno all'estrattore o al tubo in uscita.
L'aria inquinata aspirata dagli
estrattori deve essere efficacemente filtrata prima di essere emessa
all'esterno del cantiere. Gli estrattori devono essere muniti di un filtro HEPA
(alta efficienza: 99.97 DOP). La presenza di un filtro intermedio a media
efficienza (per particelle fino a 5 micron) e di un prefiltro a bassa
efficienza (per particelle fino a 10 micron) è raccomandabile, al fine di
prolungare la durata del filtro HEPA. Per il calcolo della portata richiesta deve
essere presa in considerazione la reale portata degli estrattori con tutti i
filtri installati.
Gli estrattori devono essere
messi in funzione prima che qualsiasi materiale contenente amianto venga
manomesso e devono funzionare ininterrottamente (24 ore su 24) per mantenere il
confinamento dinamico fino a che la decontaminazione dell'area di lavoro non
sia completa. Non devono essere spenti alla fine del turno di lavoro né durante
le eventuali pause.
In caso di interruzione di
corrente o di qualsiasi altra causa accidentale che provochi l'arresto degli
estrattori, l' attività
di rimozione deve essere interrotta; tutti i materiali di amianto già
rimossi e caduti devono essere insaccati finché sono umidi.
L'accesso alla zona di bonifica
avviene attraverso le unità di decontaminazione che sono composte da diversi
locali separati di cui uno è adibito a doccia. In questo sistema gli operatori,
benché abbiano in dotazione apposite maschere e indumenti protettivi, si
trovano esposti ad alte concentrazioni di amianto.
Allestimento della zona confinata
Se il cantiere è all'aperto, il
confinamento statico viene effettuato con due teli ignifughi di polietilene
separabili a parete e tre a terra sigillati completamente con nastro adesivo o
collanti; se invece il cantiere è circondato da mura si avrà solo un telo
applicato alle pareti e al soffitto.
Il cantiere confinato viene
trasformato in una scatola ermetica dove ci sono soltanto due vie di
comunicazione con l'esterno: l'unità di decontaminazione del personale (UDP) e
dei materiali (UDM). La prima è formata da uno spogliatoio, una chiusa d'aria,
un locale doccia e uno spogliatoio per gli abiti da lavoro (è consigliabile una
seconda chiusa d'aria tra gli ultimi due locali); quindi da un corridoio di
accesso al cantiere. La UDM è formata da un locale di deposito e aspirazioni
sacchi, un locale vasca per il lavaggio sacchi e un locale per il secondo
insaccamento. Deve esistere almeno un'uscita di sicurezza dallo stesso e
comunque vanno previste vie di fuga.
L'attivazione del confinamento
dinamico testa la capacità di tenuta del cantiere vale a dire che viene
collaudato il cantiere mediante le seguenti prove di tenuta:
a) Prova della tenuta con
fumogeni
L'area di lavoro deve essere
saturata con un fumogeno al fine di osservare, dall'esterno del cantiere, le
eventuali fuoriuscite di fumo.
Tutte le eventuali falle
individuate vanno sigillate dall'interno.
Accendendo il depressore si
verifica la sufficienza del ricambio d'aria calcolando il tempo di estrazione
del fumo.
b) Collaudo della depressione
Il collaudo della depressione può
essere effettuato, secondo quanto previsto dal D.M. 6 settembre 1994, con un
manometro differenziale, munito di due sonde che vengono collaudate una
all'interno e l'altra all'esterno dell'area di lavoro. Con i depressori la
pressione interna è mantenuta ad un valore tale da impedire alle fibre di
uscire all'esterno attraverso qualsiasi tipo di via di fuga. I depressori
devono garantire almeno sei ricambi d'aria/ora ed essere dotati di un filtro
assoluto che blocca le fibre in uscita
Procedura di entrata nella zona
confinata
Per entrare nella zona confinata
occorre indossare i dpi assicurandosi prima della loro efficienza. In
particolare verificare che la maschera funzioni vuol dire controllare la carica
della batteria e che il filtro non sia intasato. Il respiratore deve creare
anche una pressione positiva tra il viso e la maschera in modo che l'aria possa
uscire verso la zona più inquinata. Nello spogliatoio vengono indossati gli
indumenti da lavoro e i dpi, tenendo separati gli abiti civili.
Procedura di lavoro
Le modalità di lavoro devono
essere tali da ridurre al minimo la polverosità, altrimenti il sistema di
confinamento verrebbe messo a dura prova. Per questo motivo i materiali vengono
bagnati con sostanze imbibenti e tolti senza fretta ma insaccati velocemente
evitando di lasciarli cadere sul pavimento. I sacchi devono essere etichettati
e riempiti per due terzi, chiusi ermeticamente e posti in una zona di stoccaggio
in attesa della decontaminazione. E' fondamentale evitare che il calpestio
possa rimettere in aria le fibre liberatesi con la frantumazione dei frammenti
lasciati cadere. Per lo stesso motivo è necessario pulire gli ambienti a fine
giornata lavorativa.
Procedura di decontaminazione dei
sacchi
I sacchi vengono lavati e
decontaminati in una vasca con liquido inglobante quindi un operatore che non
lavora dentro la zona confinata insacca per la seconda volta il materiale
volgendo la chiusura verso il fondo e chiudendolo a gomito. A questo punto il
doppio sacco viene usualmente riposto in un contenitore di circa un metro
d'altezza chiamato big-bag, quindi inviato in discarica autorizzata
tramite un idoneo mezzo di trasporto.
Procedura di uscita dalla zona
confinata
Tale fase è molto rigida perché
gli addetti non devono assolutamente portare fuori alcuna fibra dalla zona
confinata. L'operatore si toglie la tuta "usa e getta" (tipo Tyvek) e
gli indumenti intimi ponendoli nell'apposito contenitore e continuando ad
indossare il respiratore. Quindi il lavoratore si fa accuratamente una doccia
lavando la maschera in ogni parte; solo dopo può entrare nello spogliatoio
degli abiti civili.
Nel caso in cui indossasse una
tuta lavabile (tipo Goretex), dopo aspirazione della stessa, dovrà fare la
doccia con tuta ed aspiratore
Fine lavori
A conclusione della bonifica si
devono utilizzare getti d'acqua che nebulizzano un liquido fissativo e
aspiratori adatti per polvere in modo che non si abbiano residui di materiale contenente amianto. Dopo un esame visivo attento che
esclude la presenza di pezzi visibili di materiali contenenti amianto sul
pavimento e sulle superfici della zona confinata, si determina il numero delle
fibre aerodisperse con un'analisi al microscopio elettronico a scansione, che
deve essere inferiore a 2 fibre/litro: se il cantiere non è più inquinato si
può restituire al committente.
Il campionamento viene effettuato
mentre l'aria della zona confinata viene movimentata (“campionamento
aggressivo”); il numero di campionamenti deve essere sufficientemente
rappresentativo e si stabilisce in base alla superficie, al volume e alla
conformazione del cantiere.
Fonte: ispesl.it
Segnala questa news ad un amico
Questa news è stata letta 1493 volte.
Pubblicità