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"L'influenza suina attacca il grano"

fonte Italia oggi / Agroalimentare

09/05/2009 - L'influenza suina in Messico, oltre a costituire un rischio a livello mondiale per la salute umana, rischia adesso di impattare pesantemente sul settore cerealicolo italiano con un incredibile effetto domino. In questo scenario, quindi, c'è la possibilità di ripercussioni negative, soprattutto, per il grano duro siciliano. Ma andiamo con ordine. L'epidemia è stata originata nella regione dell'America centrale dalla trasmissione all'uomo di un ceppo virale presente nei maiali e, di conseguenza, il mercato della carne suina sta subendo un pesante contraccolpo per una sensibile contrazione della domanda. Una contrazione, peraltro, assolutamente ingiustificata, da un punto di vista strettamente sanitario, dato che il consumo di carne suina, sia fresca sia insaccata, non è legato in alcun modo alla trasmissione della malattia. Ma il crollo del mercato del maiale sta conseguentemente causando una sensibile contrazione degli allevamenti in Messico e quindi della domanda di cereali utilizzati per la loro alimentazione. Ecco che spuntano fuori le eccedenze produttive di cereali messicani e probabilmente anche di cereali statunitensi. Va ricordato che Messico e Stati Uniti risultano tra i principali paesi terzi produttori mondiali di grano duro, oltre ovviamente all'Italia, dove la Sicilia è certamente la regione principale in termini di ettaraggio e di produzione. A questo punto, va da sé che le eccedenze americane dovranno essere piazzate da qualche parte e soprattutto in Europa, a prezzi fortemente competitivi rispetto al nostro prodotto. «Tra gli operatori del settore import ed export», spiega l'assessore regionale all'agricoltura, Giovanni La Via, «si parla già di contatti per vendite di grano duro di bassa qualità a prezzi stracciati, anche 14, 15 centesimi di euro per ogni chilogrammo di grano di origine messicana, da inviare via mare dentro le stive di gigantesche navi cargo, puntate direttamente verso i principali porti italiani. Se così fosse, per i nostri produttori sarebbe il collasso economico. Ecco perché la Commissione europea e il governo nazionale devono intervenire immediatamente». Insieme alla Sicilia a subire i maggiori danni sarebbe anche la Puglia. «Chiederò di intervenire», continua l'assessore, «inoltre al mio collega Pugliese, Enzo Russo, che è anche il coordinatore della Commissione politiche agricole in seno alla Conferenza StatoRegioni». Oltre a un aspetto economico, l'importazione di grano duro dal Messico e dagli Stati Uniti rappresenta, sotto il profilo fitosanitario, un rischio altissimo per tutta la cerealicoltura italiana e, in particolar modo, per quella siciliana da grano duro. Infatti, in entrambi questi paesi americani, è presente in molte areali di coltivazione un fimgo patogeno da quarantena, la cosiddetta Tilletia indica, che attacca il grano e provoca una malattia nota come «Karnal bunt» oppure come «Carie parziale del grano», non molto conosciuta tra gli agricoltori, capace di far abbassare le rese e sopraLttutto la qualità della produzione. «E necessario, quindi», riprende il titolare dell'agricoltura regionale, «applicare rigidamente tutti i protocolli fitosanitari, previsti dalle norme comunitarie, per evitare la potenziale introduzione del parassita in Italia e quindi in Sicilia».

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