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"Pile e accumulatori al capolinea"

fonte Italia Oggi sette / Ambiente

31/08/2009 - È corsa contro il tempo per l’entra in vigore del nuovo sistema di smalti mento dei rifiuti hi-tech. Secondo quanto previsto dal decreto legislativo n 188/2008 dal 26 settembre prossimo produttori (categoria che comprende anche gli importatori) e distributori di pile e accumulatori avranno l’obbligo di provvedere alla loro raccolta e smaltimento a fine ciclo. Mancano, dunque poche settimane alla scadenza, ma nessuno sa come concretamente avverrà l’adeguamento a quella che gli operatori definiscono una rivoluzione copernicana per il settore. I due nodi da sciogliere. «Sono due le questioni ancora da risolvere», spiega Danilo Bonato, direttore generale di ReMedia consorzio che gestisce i Raee, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroni ora impegnato anche sul fronte batterie. «L’identificazione di un centro di coordinamento che definisca le regole per l’applicazione dell’obbligo e la piena operatività del registro dei produttori». Quanto al primo aspetto, sono due i soggetti per svolgere questa funzione e che ora si propongono nel ruolo di coordinatore nazionale: il CdCPA (Centro di Coordinamento Pile e Accumulatori) e il Ccnpa (Centro di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori) nato nell’ambito di Anie, l’organizzazione di settore di Confindustria. La decisione finale spetterà al ministero dell’Ambiente, ma nel frattempo entrambi i centri di coordinamento stanno lavorando per presentare al meglio la propria candidatura e possibilmente giungere ad un accordo per istituire un unico centro. Un ruolo importante dovrebbe spettare a un organismo terzo, il Comitato di Vigilanza e Controllo per i Rifiuti Raee e batterie, nato proprio per risolvere eventuali controversie e per far rispettare la legge. Anche se in realtà queste organismo non ha mai ricevuto i finanziamenti per operare ed è ora soggetto ad un rinnovo delle cariche. «Quanto al registro», prosegue Bonato, «raccoglierà i dati identificativi di tutti i produttori ed il numero di pezzi e il peso delle batterie introdotte sul mercato nell’anno precedente, divise tra pile e accumulatori portatili, industriali e per veicoli. Secondo il dettato normativo, occorrerà iscriversi entro il 18 settembre e comunicare i dati della propria attività: in base a questi, sarà definita la propria quota di responsabilità». In assenza di iscrizione, l’operatore non potrà immettere pile o accumulatori sul mercato e sarà soggetto ad una pesante sanzione, da 30 mila a 100 mila euro. Intanto si fa strada l’ipotesi di rinvio: «Non escludo che avvenga, anche semi auguro che non sarà così. Sappiamo che il Ministero dell’Ambiente sta cercando di creare le condizioni per partire ma i tempi sono davvero stretti», conclude Bonato. Ogni anno 22 mila tonnellate di sostanze nocive. Secondo le stime più recenti, ogni anno in Italia vengono prodotte 22mila tonnellate di pile, il 42% delle quali inserite negli apparecchi elettronici, dai cellulari ai computer, dagli orologi ai giocattoli, e il resto venduto sfuso nei negozi, dalle tabaccherie ai supermercati. Dimensioni che aiutano a capire il senso della normativa italiana, nata sulla scia della Direttiva Europea 2006/66/CE: pile e accumulatori, la differenza tra i due prodotti consiste nel fatto che le prime non sono ricaricabili, i secondi si contengono elementi inquinanti come piombo, litio, cadmio e zinco. Per esempio, basta un grammo di mercurio per inquinare irrimediabilmente mille litri d’acqua. Così il decreto legislativo n. 188/2008 stabilisce l’obbligo di recuperare i concentrati di metalli pesanti, con l’obiettivo di sottrarli all’effetto inquinante e rimetterli in circolo nell’industria, favorendo la produzione di nuove pile. L’obiettivo è di passare Dalle attuali 2 mila tonnellate di pile che, su base volontaria, vengono attualmente recuperate a 5.500 tonnellate entro il 2012. Un obiettivo del 25% rispetto alla produzione, con traguardi a salire negli anni a venire fino a raggiungere il 45% nel 2016

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