17/11/2009 - MILANO - Per dirla in modo scherzoso: almeno Topo Gigio ha lasciato il segno. E impossibile sapere se il merito è davvero del testimonial usato dal ministero della Salute nella campagna di sensibilizzazione sull'influenza A, ma una cosa è certa: un italiano su due non ha paura del virus H1N1. Il rischio di essere contagiati non preoccupa, per lo meno, il 51% della popolazione che sa di potere ridurre le probabilità di ammalarsi con l'adozione di comportamenti come il lavarsi spesso le mani e l'evitare posti particolarmente affollati. Sale addirittura al 63% la quota di coloro che pensano che l'influenza A non sia più pericolosa di quella stagionale. E quanto emerge da un'indagine della Fondazione Rosselli e dal suo osservatorio permanente dedicato all'analisi della percezione dei rischi. Il titolo della ricerca, svolta da Riccardo Viale e Rino Rumiati su un campione rappresentativo di 526 persone, parla da solo: «Gli italiani non si lasciano influenzare». In sette su dieci puntano il dito contro l'allarmismo ingiustificato spesso legato all'informazione proveniente dai mass media e alla scarsa chiarezza delle autorità sanitarie. Così gli italiani si scoprono bias (dall'inglese inclinazione) egocentrici. «In questo caso si tende generalmente a focalizzare l'attenzione sui comportamenti adottati in prima persona per ridurre il rischio, senza tener conto delle circostanze esterne che possono aumentarli - spiegano gli autori dell'indagine -. Ci si illude, in pratica, di poter controllare tutto (o quasi)». L'Italia viene considerata punta ad affrontare l'epidemia, anche se le autorità governative vengono valutate come la fonte meno affidabile per informarsi sul virus H1Nl. Le promuove solo il 5% degli intervistati. Il motivo? La loro incapacità di comunicare. Ci si fida, in fondo, delle persone conosciute: il medico di famiglia viene visto dal 64% come il punto di riferimento più autorevole per informarsi sull'influenza A.

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