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"Incidente alla Saras. Muore un operaio, grave un collega"

fonte Corriere della Sera / Sicurezza sul lavoro

13/04/2011 - SARROCH (Cagliari) — Un sibilo e la nuvola di vapore si sprigiona dal portellone appena aperto, con un micidiale getto d'idrogeno solforato: due tecnici addetti alla manutenzione investiti in pieno. Paralizzati. Alla raffineria Saras è la replica del maggio 2009. Allora tre vittime, operai sardi; ieri due giovani siciliani, uno è morto, l'altro ricoverato in rianimazione. Il più esperto, Pierpaolo Pulvirenti, 30 anni è deceduto dopo una notte d'agonia. Privo di sensi sulla piattaforma dell'impianto, cuore fermo per lunghi minuti, riportato in vita dai medici del 118, rianimato all'ospedale di Cagliari. Ma i polmoni sono stati irreparabilmente compromessi dalle esalazioni e all'alba neanche la respirazione meccanica è riuscita più a tenerlo in vita. Gabriele Serranò, 23 anni, forse riuscirà a scamparla: non è in coma e respira a fatica. Al lavoro nell'impianto c'era anche il padre Pietro, capo della squadra della Star Service - impresa di Catania che ha in appalto la manutenzione della raffineria - arrivata a Sarroch da qualche giorno. C'è un terzo operaio rimasto ferito, Luigi Catania, 40 anni; ha visto i compagni di lavoro a terra, si è precipitato per aiutarli, ma è caduto da una scala, ha urtato la testa e una gamba. Lesioni non gravi, ieri di primo mattino aveva già lasciato l'ospedale. Rabbia e paura fra i lavoratori della raffineria: «Le promesse sulla sicurezza in fabbrica non sono state mantenute, qui si continua a morire». Blocco ai cancelli d'ingressi dalle 6 del mattino e sciopero spontaneo, che Cgil, Cisl e Uil hanno confermato. La procura ha avviato un'indagine per omicidio colposo, messo sotto sequestro gli impianti e affidato le prime perizie tecniche; domani l'autopsia. Tutto è accaduto in un attimo, lunedì scorso, nell'impianto di combustione dei gas residui da petrolio, il DEA 3, fermo per manutenzioni straordinarie. Una squadra di nove tecnici della Star Service si accingeva a ispezionare una delle colonne. Pulvirenti e Serranò, poco prima delle 19, erano a metà colonna, a 5 metri d'altezza. Hanno aperto il portellone per entrare nel passo d'uomo e cominciare l'ispezione dei filtri. All'improvviso è partito un getto di idrogeno solforato, gas nervino che non perdona e paralizza immediatamente i centri nervosi. Pierpaolo Pulvirenti si è accasciato. Serranò è riuscito a trascinarsi per qualche metro. Catania era poco lontano: «Li ho visti crollare sulla piattaforma - ha raccontato sotto choc al pronto soccorso - e mi sono precipitato per soccorrerli. Ma sono scivolato». Ora i sindacati accusano: «La squadra ha avviato le operazioni di bonifica dopo aver ricevuto le autorizzazioni della Saras». Dalla direzione della raffineria si ricorda l'entità degli investimenti, più di 30 milioni in 5 anni: «Ma evidentemente qualcosa non ha funzionato, stiamo cercando di capire cosa è successo». Maurizio Landini, segretario generale Fiom, rincara: «La Saras è un'azienda pericolosa, non rispetta le norme di sicurezza». E richiama le analogie con la tragedia di due anni fa, tre operai asfissiati in una cisterna satura di gas. Il processo (5 dirigenti imputati) comincia lunedì, la sentenza a metà maggio. Le famiglie delle vittime hanno accettato un risarcimento di 5 milioni e non si sono costituite parte civile.

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