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"Colonna vertebrale: le alterazioni e le attività lavorative a rischio"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
03/07/2012 - Moltissimi lavoratori dell’Unione Europea, il 25% secondo una ricerca
del 2005, soffrono di mal di schiena e sappiamo che
questi dolori sono generalmente collegati a
patologie a carico del rachide, della colonna vertebrale.
Per
approfondire il tema riportiamo alcune informazioni tratte dall’edizione 2012
della pubblicazione Inail “ I disturbi
muscoloscheletrici lavorativi. La causa, l’insorgenza, la prevenzione, la
tutela assicurativa”,
pubblicazione realizzata con la collaborazione della Conferenza delle Regioni e
delle Province Autonome, dell’ISFOL, del Ministero del Lavoro, del Ministero
della Salute e delle organizzazioni sindacali e datoriali.
Il
documento indica che la struttura portante del corpo umano si chiama
rachide.
È
composta da ossa (vertebre) e dischi intervertebrali e ospita al suo interno
“un’importante struttura nervosa (midollo spinale) da cui partono i nervi che
raggiungono le diverse parti del nostro corpo”. Senza dimenticare che sulle
vertebre si inseriscono muscoli e legamenti.
Tra
tutte queste strutture sono i
dischi
intervertebrali ad essere maggiormente soggetti ad alterazioni.
Con
l’avanzare dell’età tendono a perdere la capacità ammortizzatrice: “la schiena
diventa più soggetta a disturbi, soprattutto a livello lombare. Tale processo è
accentuato sia da sforzi eccessivi che dalla vita sedentaria”.
Negli
ambienti di lavoro ciò avviene ad esempio quando:
-
“si sollevano pesi curvando o torcendo la schiena;
-
si rimane a lungo in una posizione fissa (in piedi o seduti);
-
si svolgono attività di traino o di spinta”.
La
pubblicazione si sofferma poi sulle
alterazioni
più comuni:
-
becchi artrosici (
artrosi): “piccole protuberanze ossee
che si formano sul bordo della vertebra e possono provocare dolore locale. Se
comprimono un nervo, determinano la comparsa di formicolii e dolori alle
braccia o alle gambe quali ad esempio: formicolii alle mani nell’artrosi
cervicale; lombo-sciatalgia, ovvero ‘sciatica’ (infiammazione del nervo
sciatico), nell’artrosi lombare”;
-
lombalgia acuta (
colpo della strega): “si manifesta con
un dolore acutissimo, spesso temporaneamente immobilizzante, causato da una
reazione immediata di muscoli ed altre strutture della schiena a movimenti
scorretti o sforzi eccessivi. Solitamente il sintomo compare nel giro di poche
ore e va considerato come infortunio se la causa è lavorativa”.
-
ernia del disco: “si manifesta
quando la parte centrale del disco intervertebrale, detta nucleo polposo,
attraversa l’anello fibroso che lo racchiude e fuoriesce dal disco, andando a
comprimere il nervo. Essa è spesso conseguenza di movimentazioni
manuali
sovraccaricanti che possono dare luogo a gravi disturbi, fra cui la
lombo-sciatalgia, che si manifesta con dolore alla regione lombare irradiato al
gluteo e alla coscia”.
Sono
presentate anche le
alterazioni delle
curve della colonna (scoliosi, dorso piatto, dorso curvo o ipercifosi,
iperlordosi). Queste alterazioni, “ed in particolare la scoliosi e
l’iperlordosi, non derivano da attività lavorative ma possono essere congenite
o dovute a carenza di adeguata attività fisica. Tali alterazioni, se presenti
in forma rilevante, possono aumentare le probabilità di avere disturbi alla
schiena connessi con il lavoro”.
Riguardo
ai
fattori di rischio l’Inail
sottolinea che sono diversi i fattori che possono contribuire, singolarmente o
in associazione ad altri, alla comparsa di patologie a carico del rachide.
In
particolare l’allegato XXXIII del Decreto legislativo 81/2008 e s.m.i.
“individua gli elementi di rischio che devono essere esaminati dal datore di
lavoro e che possono essere presenti nella movimentazione manuale di un carico”,
dove con
movimentazione manuale di un
carico “si intendono le operazioni di sollevamento o di trasporto di un
carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare,
deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico che, per le loro
caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli,
comportano rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico in particolare
dorso-lombari”.
Questi
gli
elementi di rischio da considerare
secondo il Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei
luoghi di lavoro.
Caratteristiche del
carico:
-
è troppo pesante;
-
è ingombrante o difficile da afferrare;
-
è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi;
-
è collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato ad
una certa distanza dal tronco o con una torsione o inclinazione del tronco;
-
può, a causa della struttura esterna e/o della consistenza, comportare lesioni
per il lavoratore, in particolare in caso di urto.
Sforzo fisico
richiesto:
-
è eccessivo;
-
può essere effettuato soltanto con un movimento di torsione del tronco;
-
può comportare un movimento brusco del carico;
-
è compiuto con il corpo in posizione instabile;
-
prevede alte frequenze e/o tempi prolungati di sollevamento.
Caratteristiche
dell’ambiente di lavoro:
-
lo spazio libero, in particolare verticale, è insufficiente per lo svolgimento
dell’attività richiesta (spazi ristretti) oppure l’attività dovrebbe essere
svolta in posizione seduta o in ginocchio;
-
il pavimento è ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o di scivolamento
per il lavoratore;
-
il posto o l’ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione
manuale di carichi
a un’altezza di sicurezza o in buona posizione;
-
il pavimento o il piano di lavoro presentano dislivelli che implicano la
movimentazione del carico a livelli di diversa altezza;
-
il pavimento o il punto di appoggio sono instabili;
-
la temperatura, l’umidità o la ventilazione sono inadeguate.
Esigenze connesse
all’attività:
-
sforzi fisici, che sollecitano in particolare la colonna vertebrale, troppo frequenti
o troppo prolungati (ad es. sostegno statico di un carico, spostamento del
carico effettuato in velocità);
-
pause o periodi di recupero fisiologici insufficienti;
-
distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di trasporto;
-
un ritmo imposto da un processo che non può essere modulato dal lavoratore.
Fattori individuali
di rischio:
-
inidoneità fisica a svolgere il compito in questione tenendo anche conto che la
forza fisica è solitamente differente in funzione del genere e dell’età;
-
indumenti, calzature o altri effetti personali inadeguati indossati dal
lavoratore;
-
insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze, della formazione o
dell’addestramento.
Il
documento Inail riporta poi
ulteriori
fattori di rischio presenti in specifiche attività lavorative:
-
“le posizioni scorrette e/o statiche per tempi prolungati, per esempio con le
mani sollevate al di sopra delle spalle;
-
i movimenti
ripetitivi,
per esempio i tipici lavori di assemblaggio, di macellazione e lavorazione
delle carni, di confezionamento di alimenti o abiti ecc.;
-
l’esposizione a vibrazioni, per esempio durante la guida di escavatori;
-
gli ambienti di lavoro freddi, per esempio nella lavorazione delle carni”.
Concludiamo
l’articolo ricordando che tali rischi ricorrono in realtà in quasi tutte le
attività lavorative quali, ad esempio, in:
-
“
agricoltura: nella movimentazione
durante la raccolta, il magazzinaggio e la distribuzione;
-
industria e attività manifatturiere:
nel carico e scarico
merci,
magazzinaggio, movimentazione e confezionamento in linea meccanizzata;
-
edilizia: nel trasporto di
materiali;
-
trasporti: nella guida prolungata di
autoveicoli;
-
ospedali e case di cura: nella
movimentazione dei pazienti;
-
servizi e uffici: nel lavoro al videoterminale,
gestione archivi cartacei, ...”.
Inail,
“ I disturbi
muscoloscheletrici lavorativi. La causa, l’insorgenza, la prevenzione, la tutela
assicurativa”,
edizione 2012 (formato PDF, 3.10 MB).
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