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"L’esposizione ad agenti chimici e biologici nelle imprese di pulizia"
fonte www.puntosicuro.it / Rischio Chimico
27/10/2015 - Se nelle
imprese di pulizie i rischi principali per gli
operatori sono correlati alle cadute, ad esempio dalle scale, agli
scivolamenti e agli urti, non bisogna mai sottovalutare anche i rischi
derivanti dal contatto con
sostanze chimiche e con
materiali biologici contaminati.
Proprio per far luce su questi
rischi, torniamo a sfogliare un opuscolo informativo per lavoratori – “
Il settore delle pulizie”, curato da F.
Borello, V. Cassinelli e T.Vai – e un quaderno tecnico per datori di lavoro - “
La sicurezza nelle imprese di pulizia”,
realizzato da G. Cattaneo, F. Borello e V. Cassinelli – prodotti dal Servizio
Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell’ Azienda
Sanitaria Locale di Milano per la prevenzione di infortuni e malattie
professionali nelle attività lavorative correlate all’ Expo
2015 di Milano.
Riguardo ai
rischi chimici nel quaderno tecnico che poiché nel settore sono
utilizzati molti prodotti
chimici per la pulizia e la disinfezione ambientale, il
criterio di valutazione di questo tipo
di rischio “è collegato ai seguenti fattori che dovranno essere considerati dal
datore di lavoro:
- tipo di pulizia/sanificazione
da effettuare;
- caratteristiche dei prodotti in
uso;
- quantità utilizzate e modalità
del loro impiego;
- presenza/efficienza di ricambi
d’aria;
- attuazione di procedure di
lavoro in sicurezza;
- utilizzo di adeguati Dispositivi
di Protezione Individuali (DPI)”.
E dunque l’
esposizione al rischio è “correlata alla qualità dei prodotti
utilizzati, alla frequenza ed alla modalità con cui vengono impiegati (quantità
eccessiva, miscelazione incongrua) nonché dalla presenza di adeguati ricambi
d’aria nel luogo di lavoro. L’applicazione di misure protettive condiziona la
dose di esposizione e quindi l’effetto sulla salute del lavoratore”.
Ed è importante considerare e valutare
la presenza di un’
adeguata aerazione nei
luoghi di lavoro: “negli ambienti in cui non sia presente aerazione
naturale (aperture finestre) o forzata (impianto di ventilazione fermo) aumenta
considerevolmente il rischio di esposizione alle sostanze chimiche. Durante le
pulizie può essere sollevata polvere che si disperde nell’aria, talvolta in
concentrazioni significative. Le proprietà tossicologiche della polvere sono
influenzate dai componenti biologicamente o chimicamente attivi che la polvere
può contenere. Ognuno dei componenti chimici o biologici della polvere può
rappresentare un diverso rischio per la salute, entrando in contatto con il
corpo umano attraverso il contatto cutaneo e/o l’inalazione respiratoria”.
Dopo aver riportato alcune
possibili patologie diffuse tra gli operatori, ad esempio malattie della pelle
e malattie respiratorie, il documento si sofferma sui rischi connessi
all’utilizzo di specifiche sostanze chimiche e prodotti (disincrostanti,
formaldeide, addittivi, ammoniaca, ...).
Ad esempio il documento ricorda
che i
disincrostanti “sono prodotti
acidi molto forti (muriatico, fosforico, solforico e formico), quindi molto
pericolosi, da usare con molta attenzione e solo se assolutamente necessario in
quanto hanno azione corrosiva per occhi e pelle. Alcuni sono facilmente
infiammabili. Tra le sostanze nocive e tossiche troviamo l’ipoclorito di sodio,
i tensioattivi, i fosfati, l’ammoniaca, il toluolo, lo xilolo, il benzolo, ecc.”.
Inoltre tra i prodotti igienizzanti “può essere ancora presente
formaldeide come impurezza o come
sottoprodotto di altri detergenti. La formaldeide è un gas di odore fortemente
irritante (presenta una soglia olfattiva molto bassa, pari a 0,13 ppm). Può
essere assorbita per via respiratoria e in minima quantità anche per via
cutanea ed è in grado di determinare irritazioni a carico delle mucose,
dermatiti da contatto (irritative e allergiche) e asma bronchiale. La
formaldeide inoltre possiede potere mutageno e cancerogeno (‘sufficiente
evidenza’ di cancerogenicità per l’animale e ‘limitata’ per l’uomo)”.
Rimandando ad una lettura
integrale dei due documenti dell’Asl di Milano, ricordiamo che l'
ammoniaca è presente in quasi tutti i
prodotti detergenti in concentrazioni variabili dal 5 al 30%: “respirarne i
vapori provoca arrossamento e tumefazione delle mucose. A concentrazioni più
elevate si possono avere spasmi della glottide, edema polmonare fino alla morte
per asfissia. Può provocare ustioni”.
E un problema significativo è
quello legato alla “
miscela di prodotti
non compatibili: la più segnalata è quella tra ipoclorito di sodio e acidi
(ad es. acido fosforico per pulire il WC o acido cloridrico per decalcificare)
con rilascio di cloro. La miscela di ipoclorito di sodio con ammoniaca provoca
rilascio di cloramine, fortemente irritanti per le vie aeree”.
Il quaderno tecnico riporta poi
una tabella con gli effetti sulla salute delle diverse sostanze, un elenco dei
simboli che si possono trovare sulle etichette dei prodotti (anche con
riferimento al Regolamento
CLP) e una sottolineatura dell’importanza delle schede di sicurezza (SDS).
Veniamo brevemente ad alcuni
possibili
interventi migliorativi,
ricordando che
le misure di
protezione collettiva sono prioritarie rispetto alle misure di protezione
individuale.
Misure di protezione collettiva:
- “sostituzione delle sostanze
tossico/nocive con prodotti meno irritanti;
- cura ed attenzione nel
mantenere l’etichetta sull’apposito contenitore e a seguire le istruzioni d’uso;
- divieto di eseguire travasi di
prodotti chimici in contenitori adibiti ad altri usi;
- interventi sull’organizzazione
del lavoro soprattutto mirati a ridurre i tempi di esposizione;
- limitazione del numero dei
lavoratori esposti;
- informazione, formazione e
addestramento adeguati per ciascun lavoratore sull’utilizzo delle sostanze chimiche”.
Misure di protezione individuale:
- “ occhiali
per la proiezione delle mucose oculari da schizzi di sostanze irritanti o
corrosive durante le operazioni di travaso e miscelazione;
- guanti fino all’avambraccio per
l’utilizzo di prodotti indicati come pericolosi;
- guanti normali quando vengono
utilizzati prodotti che non hanno simboli di pericolo;
- stivali o scarpe chiuse e con
suola antiscivolo per il lavaggio dei pavimenti;
- mascherine con filtri per l’utilizzo
di prodotti riportanti la dicitura ‘tossico per inalazione’;
- qualsiasi altro DPI necessario
all’espletamento del servizio richiesto”.
Ci soffermiamo brevemente anche
sui
rischi biologici del personale
addetto alle pulizie.
Il personale “può essere esposto
a differenti tipi di agenti
biologici come microrganismi, batteri, virus e muffe e ai loro prodotti,
come secrezioni fungine ed endotossine batteriche presenti in particolare nella
polvere e nelle dispersioni di aerosol durante le fasi di pulizia, o nella
manutenzione dell’aspirapolvere. Le modalità di esposizione agli agenti
biologici sono inalazione, assorbimento cutaneo, contatto accidentale.
L’esposizione a muffe o a spore si verifica soprattutto durante le operazioni
di svuotamento dell’aspirapolvere e pulizia dei filtri, e può essere causa di
manifestazioni allergiche e patologie irritative a naso, occhi, gola”.
Inoltre l’esposizione a virus
(epatite A) e batteri (E. coli) “può avvenire per trasmissione orofecale
portandosi alla bocca le mani sporche o i guanti da lavoro contaminati. Uno
studio di Krőger (1993) riporta due articoli pubblicati nel 1993 che evidenziano
un’alta prevalenza di ‘epatite A’ negli addetti alle pulizie all’interno di
ospedali e in una scuola dell’infanzia. Uno studio su un focolaio gastroenterico
in una casa di cura ha mostrato un incremento del rischio di infezioni da
Norovirus nel personale che esegue le pulizie (rr = 2.8) simile a quello dei
lavoratori che offrono assistenza sanitaria con un elevato contatto con i
residenti”.
Il quaderno tecnico si sofferma
in particolare anche sulle possibilità di infezioni da Salmonella,
Campylobacter, legionellosi, ... Senza dimenticare che il contatto accidentale
con materiale biologico contaminato può anche avvenire “attraverso ferite
cutanee, punture da ago, contatto diretto con le mucose e può causare infezioni
importanti. L’adozione di comportamenti e dispositivi utili ad evitare
l’esposizione a materiale biologico rappresenta la strategia più efficace per
prevenire la trasmissione del virus dell’epatite B (HBV), del virus dell’epatite
C (HCV) e del virus dell’immunodeficienza umana acquisita (HIV) che, anche se
poco probabile va comunque presa in considerazione per la sua gravità”.
Veniamo in conclusione alle
misure generali di sicurezza:
- “vaccinazione nei casi
previsti;
- utilizzo di DPI adeguati;
- al bisogno dotazione dei
lavoratori di apposite ‘pinze’ per la presa di materiale tagliente e pericoloso
qualora fosse depositato fuori dagli appositi contenitori;
- istruzioni operative per
lavorare in sicurezza;
- informazione, formazione dei
lavoratori in merito al rischio specifico”.
Asl Milano, “ La sicurezza nelle imprese di pulizia”, a cura di G. Cattaneo,
F. Borello e V. Cassinelli, quaderno tecnico per datori di lavoro Cantieri Expo
Milano 2015, gennaio 2015 (formato PDF, 2.43 MB).
Asl Milano, “ Il settore delle pulizie”, a cura di F. Borello, V.
Cassinelli e T.Vai, opuscolo informativo per i lavoratori Cantieri Expo Milano
2015, novembre 2014 (formato PDF, 1.03 MB).
RTM
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