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"Bocciati gli spot anti-colesterolo “Quelle bevande non curano” "

fonte La Repubblica, L. Grion / Sicurezza alimentare

03/06/2009 - ROMA Non fanno male, certo, ma non risolvono il problema di chi tende al colesterolo alto, come un consumatore poteva essere indotto a pensare guardando, ascoltando o leggendo la loro campagna pubblicitaria. Danacol e Pro-activ, due prodotti messi sul mercato da Danone e Unilever sono stati condannati dall'Antitrust per «pratiche commerciali scorrette». Con due distinti provvedimenti le società produttrici sono state chiamate a pagare una multa rispettivamentedi 250 mila e 100 mila euro. L'Authority non ha sconfessato tanto l'azione delle bevande anti-colesterolo, quanto il fatto che le informazioni date ai consumatori non erano sufficienti per far sì che potessero valutare il prodotto a pieno titolo e decidere quindi se fosse il caso di comprarlo o meno. «Dal punto divista giuridico - spiega all'Antitrust - a Danone ed Unilever non è stata contestata l'efficacia delle proprie bevande, che si configurano come alimenti funzionali addizionati di fitosteroli, nel ridurre i livelli del colesterolo. È stato invece contestato il fatto di aver indotto il consumatore a usare le bevande come un sistema risolutivo nella lotta al colesterolo. Insomma i due prodotti fanno qualcosa, ma non abbastanza per non doversi più preoccupare del problema. Ma dalla pubblicità tutto questo non è chiaro. La multa più alta (250 mila euro) è stata inflitta alla Danone per la maggiore durata e ampiezza della campagna pubblicitaria di Danacol. Inoltre la Danone è stata sanzionata per altri 50 mila euro per la campagna «Mese del cuore»che offriva buoni acquisto per ottenere una confezione omaggio, ma non chiariva che il buono era subordinato all'invio di un questionario e dello scontrino. Questione centrale che ha portato alla multa è che è fuorviante collegare la soluzione di un problema serio come il colesterolo, con i rischi cardiovascolari che comporta, al ricorso ad un prodotto alimentare «dall'efficacia limita e parziale» le cui caratteristiche non sono state ben evidenziate nella campagna pubblicitaria. Non molto dissimile, nella sostanza, la motivazione che ha portato alla condanna del Proactiv, la cui promozione, tra l'altro, è stata collegata- nei messaggi radiofonici e stampa - ad una campagna di prevenzione svolta dall'associazione «Società italiana di Cardiologia». Nei fatti Proactiv ha sponsorizzato l'offerta di visite e controlli gratuiti del cuore effettuate dalla Sica donne over-40 in diverse città italiane. Tutta la campagna pubblicitaria della bevanda, spiega l'Antitrust, è stata associata a tale azione di prevenzione «al fine di creare consapevolezza e allarme sul rischio» e presentare Pro-activ come «valido coadiuvante nel ridurlo» senza sottolineare l'efficacia, anche qui, «parziale e limitata». In entrambi i casi dunque i messaggi dati risultano «omissivi e fuorvianti». Per l'Antitrust la pubblicità ha indotto in errore i consumatori spingendoli ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbero altrimenti preso minata la sanzione sta il fatto - come lamentano da tempo le associazioni dei consumatori - che spesso la multa richiesta non è sufficientemente alta da «spaventare» chi fa pubblicità ingannevole. Per le aziende il suo versamento può rappresentare un male sopportabile rispetto all'impatto esercitato dalla campagna scorretta.

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