La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20272 del 18 settembre 2009 conferma, in materia di molestie sul lavoro, l’obbligo del datore di lavoro di tutelare l’integrità fisica e morale dei lavoratori, anche attraverso il licenziamento. Nel caso di specie, un caposquadra era stato sottoposto a procedimento disciplinare per aver compiuto ripetuti atti di molestia sessuale nei confronti di una collega a lui gerarchicamente sottoposta. Il lavoratore dopo aver contestato il provvedimento disciplinare, era stato successivamente licenziato per giusta causa. La Cassazione, chiamata a pronunciarsi sulla legittimità del licenziamento e sulla sua proporzionalità rispetto all’illecito commesso, ha confermato

 - la correttezza del provvedimento, resosi necessario in quanto l’illecito accertato mina fortemente l'elemento fiduciario che è alla base del rapporto di lavoro;

- la proporzionalità fra il provvedimento (licenziamento) e la violazione commessa in quanto quegli atti persecutori, tenendo conto di tutti gli aspetti del caso concreto e tenendo conto che le molestie sessuali sono state compiute durante l'orario di lavoro, nel corso del turno di notte, da un lavoratore sovraordinato (capo squadra), hanno di fatto provocato nella vittima una profonda lacerazione dello stato psico-fisico con ripercussioni anche in ambito familiare.