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"Sicurezza, una realtà in 3,5 milioni di aziende"

fonte Italia Oggi, D'Alessio Simona / Sicurezza sul lavoro

11/04/2011 - La stragrande maggioranza delle aziende italiane assicurate all'Inail (il 92,4% del totale, ossia 3,5 milioni di realtà produttive su un dato complessivo di 3,7) non ha subito in un anno neppure un incidente sul lavoro. E, esaminando le 280 mila imprese (il 7,6%) in cui si è verificato un infortunio, si scopre che il 5,4% ha denunciato un solo caso in dodici mesi, mentre 1'1,1% ne ha segnalati due, lo 0,4% tre, lo 0,2% è stato protagonista di quattro episodi, e così via. Lo studio sulla ripetitività del fenomeno infortunistico, realizzato dalla consulenza statistico-attuariale dell'istituto, è stato effettuato nel 2008, con riferimento al quinquennio 2002-2006, tuttavia rappresenta un dato «stabile nel tempo», nonché la dimostrazione della crescente pervasività della cultura della prevenzione che, evidentemente, ha fatto breccia nel tessuto imprenditoriale del nostro paese. Difatti, le variazioni sono minime, poiché se nel 2002 la percentuale delle aziende dello Stivale, operanti nell'industria e nei servizi, che dichiarava di non aver subito un solo incidente era del 91,9%, nelle annualità successive la cifra è cresciuta lievemente (92,1% nel 2005 e, come già riferito, 92,4% nel 2006): si pub, pertanto, constatare che più di nove imprese su dieci sono al riparo da eventi che danneggiano la salute dei lavoratori, e nel totale la media annua generale è di 0,22% di infortuni. I trassi in avanti ci sono: le stime preliminari sugli incidenti del 2010 vedono le morti bianche sotto quota mille (980, con una flessione del 6,9% rispetto al 2009) e contano 775mila incidenti (con un calo dell'1,9%) e i comparti maggiormente rischiosi in termini di frequenza infortunistica sono quello della lavorazione dei metalli (acciaio e ferro, tubi e strutture, utensili, ecc.), dei minerali non metalliferi (vetro, piastrelle, cemento, ceramica, ecc.), nonché l'industria del legno e delle costruzioni; il pericolo, infatti, si annida nel massiccio intervento manuale del lavoratore, perciò tanto gli strumenti, quanto gli scarti di lavorazione e le alte temperature possono mettere in bilico l'incolumità della persona. Basti pensare al divario enorme nell'infortunistica rilevata nei settori precedentemente elencati, e altre aree: la lavorazione dei metalli è dell'86% al di sopra della media dell'industria e dei servizi, quella dei minerali non metalliferi del 76%. Eppure, proprio questa fetta industriale del Paese sta aumentando i livelli di sicurezza, come dimostra l'esempio di Assofond, l'associazione che raduna centinaia di fonderie, impegnata nel miglioramento della professionalità degli addetti; un dipendente che conosce luci ed ombre dell'incarico che gli è stato affidato, infatti, ha meno possibilità di un collega impreparato di farsi del male ed è in grado di alimentare il desiderio di protezione di chiunque lavori con lui. E, dunque, prolifera in Italia la formazione aperta a tutta la platea dei dipendenti (occasionali inclusi, categoria che. nronrio nerché non interna alla logiche aziendali, pub «peccare» di disattenzione, e subirne le conseguenze) che, se portati a compimento, si tramutano in un fiore all'occhiello per l'impresa, ossia in una certificazione che testimonia l'alta qualità del sito. In tempo di crisi, pertanto, appare ancora più importante, per un imprenditore, innalzare i propri standard di sicurezza e vederli messi nero su bianco, nella convinzione che il benessere del personale sia un'arma vincente per essere maggiormente competitivi in un mercato sempre più esigente. Nell'ultimo triennio, inoltre, all'Inail sono stati fornite misure legislative per stimolare le imprese a dotarsi di un ambiente il più possibile sicuro. In attuazione dei decreti legislativi 81/2008 e 106/2009 (art. 11, comma 5), le aziende possono presentare progetti di investimento, formazione e per l'adozione di modelli organizzativi di responsabilità sociale, ottenendo, se ne avranno i requisiti, un contributo in conto capitale compreso fra il 50 e il 75% dell'intero costo del programma ideato; la sovvenzione parte da un minimo di 5 mila e arriva ad un massimo di 100 mila euro. Una particolarità è la clausola del bonus malus nell'assicurazione aziendale contro gli infortuni, ossia uno sconto applicabile ai premi: l'oscillazione parte dal 30% per le piccole imprese, per scendere gradualmente al 7% per quelle con più di 500 lavoratori annui. Per avere la riduzione, il datore di lavoro presenta un'istanza, vagliata sulla base di determinati parametri che vanno dalla strutturazione del servizio di prevenzione e protezione dei sistemi di pronto soccorso, di emergenza e antincendio, alle modalità di attuazione della sorveglianza sanitaria, al livello di informazione dei lavoratori, ecc. Ad oggi, però. questa opportunità non viene sfruttata al massimo, non sono. cioè, molte le aziende che stanno chiedendo di usufruire degli sconti. Scarsa informazione, o riluttanza a farsi puntare addosso i riflettori? Sono soltanto ipotesi, ma la seconda appare la più convincente.

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